A due settimane dalla nostra denuncia e a 24 ore dal deposito in tribunale e dalla pubblicazione di tutto il materiale in grado di provare la massiccia falsificazione del processo in Lombardia, non posso che fare una semplice constatazione: nessuno, né Formigoni né la Lega né il Pdl né un giornalista e nemmeno un lettore o un passante, si è arrischiato a smentire le nostre affermazioni e la nostra documentazione. Nessuno. Nemmeno gli autenticatori che abbiamo pubblicamente accusato di aver commesso un grave reato.
Certo, ciascuno avrà tempo e modo di fornire altre versioni nelle aule dei tribunali, con i tempi che conosciamo della giustizia italiana, cioè di quella macchina dell'illegalità al centro dell'iniziativa nonviolenta in corso con lo sciopero della fame da ormai 19 giorni da parte di Marco Pannella. Ma la questione non è più tanto e solo giudiziaria. La questione è politica. Il Presidente della Lombardia -che ci accusò di dire falsità e di aver manipolato i moduli, come ribadito ieri dal Presidente della Provincia di Milano (due Presidenti: troppa grazia Sant'Ambrogio!)- non si avventura più a negare la nostra versione dei fatti. Dopo sei mesi di attiva copertura della verità, parla d'altro: di un consenso popolare che nessuno nega; di una democrazia sovvertita da chi ha...fotocopiato i suoi moduli di presentazione della Liste.
Nessuna smentita dunque. Nessuna scusa per i cittadini lombardi. Se il Presidente Formigoni pensa di poter permettersi un comportamento del genere, ciò accade non solo per il senso di impunità accumulato dopo 16 anni di governo, ma anche per il rifiuto dei "Grandi Editorialisti", della "Grande Stampa Nazionale" -con eccezioni pur significative come la meritoria inchiesta di Repubblica- o dei grandi intrattenitori dei salotti televisivi di riconoscere che qui non è in gioco solo qualche poltrona in Regione Lombardia, ma la situazione di uno Stato che, come accade in Paesi che saremmo abituati a definire democraticamente sottosviluppati, è incapace persino di garantire ai propri cittadini delle elezioni regolari e democratiche. Niente dibattiti, niente analisi, niente contradittori. Da Milano ladrona (non va) in onda la Repubblica italiana delle banane.
Dichiarazione di Marco Cappato, Lista Bonino-Pannella / Radicali italiani
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