
La decisione del “Comitato centrale” della Fiom di indire uno sciopero generale dei metalmeccanici per il 28 gennaio certifica la bancarotta sindacale (e politica, visto che la Fiom opera – oggi palesemente – come un partito) del sindacato dei metalmeccanici Cgil.
In nome di “gravissime violazioni di diritti costituzionali” che non stanno scritte da nessuna parte, la Fiom (che, come tutti gli altri sindacati, si guarda bene dal chiedere l’attuazione dell’articolo 39 della Costituzione) vuole conservare un sistema di relazioni industriali (e di contrattazione collettiva, e di rappresentanze sindacali) che non funziona e mette in fuga gli investitori italiani e stranieri, con conseguente distruzione di posti di lavoro e produzione di povertà e miseria. Lo sciopero convocato per il 28 non serve a difendere i lavoratori, ma un preteso diritto di veto del sindacato (minoritario) Fiom. Tanto sono parastatalizzati, nell’italietta partitocratica, da confondere l’arbitrio e la prepotenza con il diritto.
L’assenza di democrazia – in questo caso, sindacale – genera mostri.
Dichiarazione di Michele De Lucia, tesoriere di Radicali italiani
AUDIO - Intervista a Michele De Lucia sullo sciopero indetto dalla FIOM