Devono proprio essersi montati la testa quelli de “Il Fatto Quotidiano”, gazzetta della sinistra manettara e travagliante. Massì, un po’ padreterni si sono sempre stimati, ma, mica fino al punto di voler fare la pelle ai suoi rappresentanti in terra. E’ successo ieri, nell’edizione post pasquetta del giornale delle Procure, con un editoriale affidato alla penna di Paolo Flores d’Arcais, griffe che con quel cognome non stonerebbe certo sul sciccoso NewYorkTimes.
Un durissimo j’accuse alla Chiesa italiana, un calcio nelle parti alte delle gerarchie cattoliche che nell’intenzione del blasonato bastonatore di tonache dovrebbe produrre il tanto sospirato risorgimento delle coscienze libere.
"Per una rivolta laica": questo il pretenzioso titolo sopra il pezzo di Flores: una paginata di piombo fuso contro i misfatti di una Chiesa che ha «dichiarato guerra alle libertà repubblicane», è arrivata al culmine della sua «politica della malvagità, prevaricazione e illegalità». Parole come proiettili, tesi apodittiche sparate a raffica dalla bocca (di fuoco) del professore. Assaggiate e giudicate: «...il kombinat clerical-berlusconian-leghista vuole fare esperimenti contro le donne», perché «imparino almeno ad abortire con dolore. Ecco, questo è il disegno dei truci pasdaran Bagnasco-Zaia e Ruini-Cota (cioè Ratzinger-Berlusconi)». Insomma, mica robetta leggera. Anzi, roba piuttosto pesante come quella ingerita dal mitragliere Flores prima di buttare giù l’articolessa. Certo: quell’insistere sulle trame oscure vaticanarcoriane fa accapponare l apelle tanto somiglia alla celebre cospirazione pluto-giudaicomassonica.
Con Berlusconi e Ratzinger nel ruolo di improbabili e un po’ comici Savi di Sion. Flores però ci crede, ed è sicuro che i cattivoni no pasdaran, perché «il regime berlusconian-leghista nella sua irrefrenabile pulsione di onnipotenza offre l’occasione di passare all’offensiva».
Insomma, la rivolta laica è vicina e tante sono le teste da tagliare e che il nostro Paolino Ghigliottino elenca nel gran finale. In ordine, quelle di: 1) farmacisti cattolici che si rifiutano di vendere i preservativi; 2) medici obiettori, 3) insegnanti delle scuole private; 4) docenti di religione nominati dalla Cei. Per finire, con 1’8 per mille dato alla «Chiesa della Cei, preti pedofili compresi e sempre scrupolosamente coperti».
Basta, possiamo piantarla qui con i deliri del professore e archiviarli nel mazzo di quelli che da settimane reclamano l’impeachement di Ratzinger e di tutti i vertici della Chiesa cattolica. Ma nel livore di Flores D’Arcais c’è qualcosa in più della crociata internazionale anti pedofili: affiora la rabbia della sinistra italiana ridotta a giocare le sue ultime chance su Emma Bonino e Mercedes Bresso e il partito della "Pompa nel pugno" (questo era l’attrezzo che la spensierata Emma usava per i suoi aborti clandestini).
Partito clamorosamente battuto dal voto popolare e democratico, dalle preferenze accordate dagli italiani al centrodestra di Cota, Zaia e Formigoni. Di più: l’inesistente complotto Ratzinger-Berlusconi è solo il fantasma evocato per vendetta contro una Chiesa che invece sa parlare e farsi ascoltare dalla società. Un consenso che brucia e che i crociati antipedofili e gli ingoiatori di pillole abortive non possono proprio tollerare. Se ne facciano invece una ragione: la Chiesa, in questo scenario desertificato, è fortunatamente
l’ultimo baluardo della trascendenza ma pure dell’immanenza, umana, della sacralità della vita e della perfezione dell’infanzia.
E se la pedofilia oggi ancora scandalizza, lo dobbiamo al fatto che continuiamo a essere cristiani, che la nostra società non ha del tutto reciso quelle radici. Nel mondo antico, come ancora, oggi in Africa e in gran parte del mondo non toccato dalla predicazione missionaria, i bambini erano trattati come esseri inferiori, a volte come schiavi, spesso come prede, perché considerati incompiuti, imperfetti. Da allora, grazie alla Chiesa, è accaduto qualcosa di rivoluzionario. L’infanzia è diventata il simbolo stesso della perfezione cristiana, l’icona della verità. Contro i predatori dell’innocenza, che oggi vestono la toga dei professori più che la tonaca da preti
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