La deputata Radicale-Pd membro della Commissione Giustizia, Rita Bernardini, ha presentato un’interrogazione urgente ai ministri della Giustizia e della Difesa sul caso di Stefano Cucchi, il detenuto 31enne morto in circostanze poco chiare presso l’ospedale Pertini di Roma nella notte tra le 22 e il 23 ottobre scorsi. L’uomo era stato arrestato dai carabinieri per possesso di stupefacenti nella notte tra il 15 e 16 ottobre. Al momento del fermo, secondo i familiari, era in buona salute ma il giorno successivo, all’udienza per direttissima, il padre aveva notato tumefazioni al volto e agli occhi del figlio. Nonostante i fatti contestati a Cucchi non fossero di estrema gravità, all’uomo non sono stati concessi gli arresti domiciliari e alla famiglia non è stato permesso di vederlo fino al giorno 23 ottobre, quando l’uomo era già deceduto presso il reparto detentivo dell’ospedale Pertini. I familiari hanno potuto rivedere Stefano Cucchi solo all’obitorio, per il riconoscimento, e in quella sede si sarebbero trovati davanti a un “volto devastato”, che ai consulenti di parte è stato impedito di fotografare.
Rita Bernardini si è dunque rivolta ai ministri Alfano e La Russa per chiedere di fare chiarezza, negli ambiti di rispettiva competenza, sulle circostanze che hanno portato alla morte del detenuto 31enne e di prendere provvedimenti nei riguardi di eventuali responsabili.
La deputata radicale ha inoltre ribadito al ministro della Giustizia l’urgenza di un’indagine conoscitiva sui decessi in carcere che stanno in modo drammatico scandendo il tempo dell'illegalità penitenziaria italiana. “Mentre diramiamo questo comunicato, infatti, ci giunge notizia che un altro ragazzo, un rumeno di 24 anni si è suicidato impiccandosi nel carcere di Tolmezzo. La notizia è stata confermata dalla direttrice Silvia Della Branca che ancora una volta, come tutti i direttori dei penitenziari italiani, ha stigmatizzato l’insostenibile carenza di personale”.
SEGUE IL TESTO DELL’INTERROGAZIONE:
Interrogazione urgente di RITA BERNARDINI
Ai ministri della Giustizia e della Difesa,
premesso che:
- Le associazioni “A buon diritto” e “Antigone”, nelle persone dei rispettivi presidenti Luigi Manconi e Patrizio Gonnella, hanno denunciato la morte del detenuto 31enne Stefano Cucchi nella notte tra il 22 e il 23 ottobre scorsi, presso il reparto detentivo dell’ospedale Pertini di Roma;
- Dal racconto di Manconi e Gonnella e da organi di stampa che l’hanno riportato con l’aggiunta di dettagli si apprendono i seguenti fatti:
- nella notte tra il 15 e 16 ottobre Cucchi veniva arrestato dai Carabinieri perché trovato in possesso di 20 grammi di sostanze stupefacenti;
- Secondo quanto riferito dai familiari, al momento della perquisizione della sua stanza il giovane risultava in buone condizioni, camminava sulle sue gambe e non presentava segni di alcun tipo al viso;
- La mattina seguente - all’udienza per direttissima - il padre ha notato tumefazioni al volto e agli occhi del Cucchi;
- nonostante i fatti contestati a Stefani Cucchi non fossero di particolare gravità, all’uomo non vengono concessi gli arresti domiciliari e, inspiegabilmente, ai genitori non viene permesso di vederlo;
- dal carcere Regina Coeli viene disposto il ricovero all’ospedale Pertini per “dolori alla schiena”;
- l’autorizzazione al colloquio per i genitori di Cucchi giunge per il giorno 23 ottobre, quando ormai è troppo tardi dal momento che la morte sopraggiunge la notte precedente;
- la causa del decesso, avvenuto in circostanze poco chiare, dovrebbe essere arresto cardiaco;
- i genitori rivedono il giovane solo in obitorio, al momento del riconoscimento, e si trovano di fronte a un “volto devastato”;
- Ai consulenti di parte è stata negata la possibilità di fare le fotografie di quel viso;
- Che al momento della morte il peso corporeo del 31enne era di 37 chilogrammi, a fronte dei 42 del momento dell’arresto;
- Dai giornali si apprende inoltre che Carabinieri che hanno effettuato l’arresto la notte del 15 ottobre hanno dichiarato di aver portato Stefano Cucchi in caserma in una camera di sicurezza, di aver chiamato alle 5 del mattino il 118 perché l’uomo stava male, ma che questi non avrebbe voluto essere curato, e di averlo accompagnato il mattino seguente per il rito direttissimo e consegnato alla polizia penitenziaria;
- A giudizio dell’interrogante i fatti richiedono doverosi accertamenti dal momento che Stefano Cucchi è entrato in carcere sulle sue gambe e ne è uscito cadavere
per sapere:
- Se i Ministri competenti siano a conoscenza di quanto riferito in premessa e se i fatti riportati corrispondano a verità;
- Che tipo di traumi presentava Stefano Cucchi il giorno successivo all’arresto e al momento del decesso e come se li sia procurati;
- Se l’uomo abbia subito violenze all’interno della Caserma o del carcere;
- Per quali ragioni sia stato disposto il ricovero all’ospedale Pertini;
- Per quale motivo a Stefano Cucchi non siano stati concessi gli arresti domiciliari;
- Perché i familiari non abbiano avuto l’autorizzazione a vederlo prima del giorno 23 ottobre;
- Quali siano le cause effettive del decesso;
- Se ci siano nessi causali tra i traumi riscontrati dalla famiglia sul corpo del detenuto e le cause del decesso;
- per quale ragione i consulenti di parte non abbiano potuto scattare fotografie al volto dell’uomo successivamente alla morte;
- quali provvedimenti i ministri competenti intendano adottare per far luce sulla vicenda e dare delle risposte alla famiglia di Stefano Cucchi;
- se i Ministri in indirizzo, negli ambiti di rispettiva competenza, non ritengano opportuno e doveroso avviare un’indagine amministrativa interna al fine di accertare le circostanze in cui è avvenuto il decesso del signor Cucchi e, se del caso, prendere provvedimenti nei confronti dei responsabili;
- se il Ministro della Giustizia non ritenga opportuno nonché urgente – come più volte sollecitato dall’interrogante – avviare un’indagine conoscitiva sui decessi in carcere.
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