In seguito all’articolo dal titolo "Il detenuto si massacra quando sta da solo, non davanti agli altri", pubblicato il giorno 29 ottobre 2009 dal quotidiano "La Città di Teramo e Provincia" la deputata Radicale-Pd Rita Bernardini, membro della commissione Giustizia, ha presentato un’interrogazione al ministro Alfano sui gravi fatti riportati dal giornale.
Nell’articolo si riferisce di un dialogo tra due agenti del carcere di Castrogno, la cui registrazione è stata inviata alla redazione del quotidiano. Il plico era accompagnato da una lettera al direttore, anonima ma sedicente voce dei detenuti del carcere, nella quale tra l’altro si legge: "Qui qualsiasi cosa succede è colpa nostra ma questa volta non finirà così, e da troppo che sopportiamo, qui quelli maltrattati siamo noi ed anche in questa occasione abbiamo subito un pestaggio da parte di una guardia".
Nel dialogo riportato nell’articolo si parla di maltrattamenti ai danni dei detenuti in questi termini: «Non lo sai che ha menato al detenuto in sezione?». E l’altro: «Io non c’ero, non so nulla». Il tono di voce cresce: «Ma se lo sanno tutti?» Pochissimi secondi e poi: «In sezione un detenuto non si massacra, si massacra sotto». Lapidario. Sotto. Non in sezione. Un detenuto non si massacra. Anzi si, si può massacrare ma non in pubblico. «Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto…».
Nell’articolo si riferisce inoltre che, secondo fonti attendibili del giornale, una delle voci registrate apparterrebbe al Comandante di reparto degli agenti di Polizia Penitenziaria di Castrogno, Giovanni Luzi, mentre l’interlocutore sarebbe un sovrintendente che il giorno del presunto pestaggio del detenuto, sarebbe stato di turno come capo-posto, ossia come coordinatore delle quattro sezioni in cui sono ospitati i circa 400 detenuti.
Quanto al mittente del plico contenente la registrazione, l’autrice dell’articolo ipotizza che la lettera di accompagnamento alla registrazione non sia stata scritta da un detenuto, ma forse da un agente, in quanto per un carcerato sarebbe stato difficile far uscire dall’istituto un plico contenente un CD, tanto più se indirizzato al direttore di un giornale.
Alla luce del contenuto dell’articolo, e in considerazione degli articoli 13 e 27 della Costituzione, secondo i quali è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà e le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, la deputata radicale ha chiesto al ministro della Giustizia se sia a conoscenza dei fatti riportati dal quotidiano; se ritenga di dover accertare se questi corrispondano al vero e di promuovere un’indagine nel carcere di Castrogno di Teramo per verificare le responsabilità non solo del pestaggio di cui si parla nella registrazione, ma anche se la brutalità dei maltrattamenti e delle percosse sia prassi usata dalla Polizia Penitenziaria nell’istituto.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Al Ministro della Giustizia
Per sapere, premesso che
- Il 29 ottobre 2009 il quotidiano La Città di Teramo e Provincia esce con la notizia in prima pagina dal titolo «IL DETENUTO SI MASSACRA QUANDO STA DA SOLO NON DAVANTI AGLI ALTRI»;
- il sottotitolo precisa: La Città è entrata in possesso dell’incredibile registrazione audio di un dialogo tra agenti del Carcere; parlano di un detenuto "massacrato" e di un «negro che ha visto tutto» e dicono «Abbiamo rischiato la rivolta»
- a pagina 4, la Città pubblica un articolo a firma di Paola Peluso dal quale è possibile trarre quanto segue:
- il carcere in questione è quello di Castrogno a Teramo;
- la registrazione di cui si parla in prima è giunta al quotidiano in un plico contenente un CD e una lettera indirizzata al Direttore;
- nella lettera, non firmata e forse volutamente sgrammaticata, ma sedicente voce dei detenuti del carcere, si legge: "Qui qualsiasi cosa succede è colpa nostra ma questa volta non finirà così, e da troppo che sopportiamo, qui quelli maltrattati siamo noi ed anche in questa occasione abbiamo subito un pestaggio da parte di una guardia". E ancora: "Il fatto e che noi siamo detenuti e non siamo mai creduti invece la guardia è la legge e credono di poter fare tutto quello che vogliono. Ci sono state volte che alcuni di noi hanno aggredito loro ma non sempre e cosi";
- quanto alla registrazione, la giornalista scrive: "La voce è nitida. Quanto la collera che ritma la conversazione tra due persone, una delle quali sicuramente titolato a rimproverare l’interlocutore per aver disatteso un incarico. «Abbiamo rischiato una rivolta eccezionale, una rivolta…», si sente ripetere al primo. I tentativi del secondo di fornire una giustificazione dicendosi ignaro dell’accaduto. E ancora, il primo continua: «Ma perché, scusa, non lo sai che ha menato al detenuto in sezione?». E l’altro: «Io non c’ero, non so nulla». Il tono di voce cresce: «Ma se lo sanno tutti?» Pochissimi secondi e poi: «In sezione un detenuto non si massacra, si massacra sotto». Lapidario. Sotto. Non in sezione. Un detenuto non si massacra. Anzi si, si può massacrare ma non in pubblico. «Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto…», conclude lasciando aperte decine di interrogativi. Specie se si riesce ad avere la conferma, come ottenuto da La Città attraverso due fonti attendibili vicinissime alla vita del carcere, che la voce registrata sul CD apparterrebbe al Comandante di reparto degli agenti di Polizia Penitenziaria di Castrogno, Giovanni Luzi. L’interlocutore? Un sovrintendente che il giorno della presunta aggressione "al contrario", da
agente a detenuto, sarebbe stato di turno come capo-posto ossia come coordinatore delle quattro sezioni in cui sono ospitati i circa 400 detenuti";
- in conclusione dell’articolo, la giornalista giunge alla plausibile considerazione che la lettera che accompagnava il CD, non sia stata scritta da un detenuto, ma forse da un agente, visto che per un carcerato sarebbe stato difficile far uscire dall’istituto un plico contenete un CD, tanto più se indirizzato al direttore di un giornale;
- l’articolo 13, comma 4, della Costituzione stabilisce che è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà mentre l’art. 27 sancisce che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato:-
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se ritenga di dover accertare se corrispondano al vero le documentate e a quanto pare verificate notizie riportate dal quotidiano La Città di Teramo e provincia;
se ritenga di promuovere un’indagine nel carcere di Castrogno di Teramo per verificare le responsabilità non solo del pestaggio di cui si parla nella conversazione registrata nel CD, ma anche se la brutalità dei maltrattamenti e delle percosse sia prassi usata dalla Polizia Penitenziaria nell’istituto.
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