Di
Marco Cappato, Segretario Associazione Coscioni
Elisabetta Zamparutti, Deputato Radicale
Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani
Tocca tornare ad interrogarsi sull’emergenza rifiuti lucana, e nel farlo è necessario chiedersi quanto questa “emergenza” sia da imputare all’incapacità del ceto dirigente a gestire in maniera virtuosa il ciclo dei rifiuti e quanto essa dipenda da una precisa volontà, che coincide con la tutela di chi ha interesse a che i rifiuti vengano inceneriti.
Lo abbiamo detto e lo ribadiamo, quanto sta accadendo in Basilicata in merito alla gestione dei rifiuti, non può non far pensare alla vicenda campana, dove è emerso che il disastro ambientale è giunto al culmine a causa dello scontro tra i due monopoli che hanno letteralmente sabotato negli anni la raccolta differenziata: quello “arcaico” dei clan delle discariche, che da sempre inquinano terreni, e quello “tecnologico” delle lobby degli inceneritori, che eliminano le discariche, ma inquinano l’aria con micidiali emissioni, furani e polveri sottili e, nel caso dell’’inceneritore Fenice, anche la terra e l’acqua.
Dichiariamo fin d’ora il nostro secco no alla decisione dell’amministrazione comunale di Potenza che intende affrontare l’emergenza rifiuti attraverso l’apertura di un inceneritore.
Un’emergenza frutto dell’incapacità di chi ha gestito il ciclo dei rifiuti di incrementare la raccolta differenziata e il riciclaggio, ma anche, o forse soprattutto, un’emergenza figlia della precisa volontà di favorire certi affari che ruotano attorno alla gestione della monnezza.
In Basilicata registriamo una delle percentuali di raccolta differenziata più basse d’Italia. Poco più dell’otto per cento dei rifiuti lucani viene riciclato.
Il nostro no agli inceneritori non è un no ideologico, ma un no basato su concrete e scientifiche argomentazioni.
La pratica di sbarazzarsi della monnezza bruciandola è economicamente non conveniente e pericolosa per la salute umana.
I rifiuti possono essere una risorsa e come tali dovrebbero essere gestiti. Occorre segnalare che senza i generosi finanziamenti pubblici di cui godono, i famigerati Cip6, la gestione di un inceneritore risulterebbe assolutamente sconveniente.
Tocca ricordare che al termine del processo di combustione i rifiuti vengono eliminati solo per il 70 per cento del loro volume, creando quindi il problema dello smaltimento di ingenti quantità di scorie altamente inquinanti.
La quantità di energia ricavabile dal processo di combustione dei rifiuti è nettamente inferiore a quella di qualsiasi centrale elettrica tradizionale.
L’intero processo di incenerimento(dalla raccolta allo smaltimento delle ceneri) consuma molta più energia di quanta ne occorrerebbe valorizzando la monnezza attraverso il riutilizzo della stessa(raccolta differenziata, trattamento e riciclo).
Infine, ma non ultimo, va ricordato che nessun sistema di filtraggio oggi disponibile sul mercato è in grado di trattenere le particelle inquinanti con un diametro inferiore ai 2,5 nanometri.
In Basilicata occorre lavorare per migliorare le percentuali di raccolta differenziata. La scelta di aprire l’inceneritore di Potenza è una scelta scellerata.
Invitiamo il Sindaco di Potenza Vito Santarsiero a riflettere. Al Primo cittadino del capoluogo di regione ribadiamo un concetto: La Basilicata può e deve evitare di farsi “triturare” dalla logica disastrosa del “più smaltimento, più guadagni”. Si prenda atto di quanto va affermando da tempo il Prof. Aldo Loris Rossi: gli imballaggi rappresentano il 60% del volume e il 40% del peso dei rifiuti.
Insomma, sig. Sindaco, basterebbe che le amministrazioni lucane disponessero ad horas la trattenuta presso i distributori di tutti gli imballaggi(da trattare poi in apposite aree) per ridurre drasticamente la massa da portare in discarica e così guadagnare il tempo necessario per trovare, e realizzare, soluzioni alternative al binomio discarica/inceneritore. Soluzioni che possono andare dalla differenziata ai nuovi sistemi di smaltimento, quali quelli basati sulla dissociazione molecolare.
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