Dichiarazione di Marco Cappato, del Comitato nazionale di Radicali italiani, tratta dall’intervento pubblicato oggi dal quotidiano "Europa".
All'indomani della conferma di Karzai a capo del governo di Kabul, la realtà afghana dovrebbe indurci a condizionare il permanere delle truppe alla realizzazione di cambiamenti radicali di strategia, senza i quali l’intera missione ha scarsissime possibilità di evitare il fallimento. La prima questione riguarda il principale fattore di destabilizzazione: la produzione e traffico di oppio per l’eroina. Negli scorsi anni, sia il Parlamento italiano che il Parlamento europeo, su iniziativa del Partito radicale e di Emma Bonino, hanno proposto di usare l’oppio per la produzione legale di farmaci antidolore, dei quali è totalmente sprovvisto l’80% dell’umanità. La guerra alla droga invece è continuata, sotto forma di guerra ai contadini e al popolo afghano. A trarne profitto non sono solo i talebani, perché l’enorme potere di corruzione del narcotraffico investe lo stesso governo afghano. Secondo un dossier pubblicato dal New York Times, persino il fratello del neo-confermato Karzai sarebbe legato ai signori della droga oltre ad essere sul libro paga della CIA.
Il secondo fattore è quello del fondamentalismo, che nella nuova costituzione afghana ha fatto il suo ritorno ufficiale con il riconoscimento della Sharia’, compromettendo la solidità dei progressi pur ottenuti sul fronte dei diritti fondamentali, in particolare delle donne.
Proprio da parte di chi ritiene che l’affermazione della democrazia e dello Stato di diritto siano obiettivi di rilevanza universale, e che l’uso della forza possa essere necessario in determinate situazioni, è il momento di condizionare la presenza militare all’abbandono di politiche dissennate che abbiamo contribuito a imporre agli afghani.
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