
Dichiarazione di Valerio Federico, tesoriere di Radicali Italiani, e di Claudio Degasperi:
"L'eventuale modifica della legge elettorale regionale a pochi mesi dalle consultazioni violerebbe il Diritto europeo e quello italiano. Nel 'Codice di buona condotta in materia elettorale' elaborato nel 2002 dalla Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d'Europa, si afferma che 'gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale propriamente detto, non devono essere modificati nell'anno che precede le elezioni'. La Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu) nel 2012 con la sentenza Ekoglasnost c. Bulgarie ha condannato la Bulgaria per aver introdotto, poco prima del voto del 2005, nuove norme. Le prescrizioni dell’art. 5 della legge n. 400 del 1988, come modificata dalla n.12 del 2006, prevedono 'l’obbligo dell’Italia di conformarsi alle decisioni della Cedu (...)'. L'art.117 della Costituzione, primo comma, condiziona l'esercizio della potestà legislativa delle Regioni al rispetto degli obblighi internazionali, tra i quali rientrano quelli derivanti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo.
Invitiamo dunque il Consiglio regionale a rinunciare a porre in essere un atto illegittimo.
Siamo pronti a presentare ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, nonché alla Corte Costituzionale e ai tribunali ordinari italiani.
La nuova legge elettorale, inoltre, non risolverebbe il problema della governabilità ma avrebbe l'effetto di far fuori, oltreché le piccole forze politiche, le minoranze linguistiche come i Ladini che si vedrebbero esclusi dal consiglio elettorale in una regione a statuto speciale come il Trentino Alto Adige che prevede all'art. 61 che gli 'enti pubblici locali debbono prevedere “norme atte ad assicurare la rappresentanza proporzionale dei gruppi linguistici (...)'. Infine la Corte Costituzionale nel 1988 con la sentenza 356 ha dichiarato incostituzionale una legge elettorale analoga a quella fra pochi giorni in discussione per manifesta la 'lesione dei diritti delle minoranze linguistiche, segnatamente di quella ladina, determinata dall'introduzione di una soglia elettorale per accedere alla operazione della ripartizione dei seggi.'"
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