
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani:
"La richiesta da parte della Commissione europea all’Italia di trovare un modo legale per costringere anche con la forza i migranti a farsi identificare negli hotspot ed eventualmente essere trattenuti fa il paio con la decisione di pochi giorni fa di avviare una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, insieme a Grecia e Croazia, per il mancato rispetto del regolamento Eurodac proprio riguardo al rilevamento delle impronte digitali dei richiedenti asilo che oltrepassano i confini e pone nuovamente in primo piano l'inadeguatezza degli strumenti europei nella gestione del fenomeno globale in atto verso il nostro continente.
Ai paesi di frontiera si chiede il rispetto di un meccanismo, basato sul Regolamento di Dublino, che è stato pensato in anni in cui i flussi verso le nostre coste erano esigui, in un contesto politico molto lontano da quello attuale. Negli ultimi anni, mese dopo mese, quel sistema si è rivelato inadeguato ed è stato superato dai fatti e dai numeri, a tal punto che la stessa Agenda europea sull'immigrazione varata a maggio scorso prevede la sospensione temporanea di parti di quel regolamento.
Evidentemente serve ricordare ancora una volta i numeri dei flussi verso l'Europa: da gennaio di quest'anno all'inizio di dicembre più di 900mila persone sono arrivate attraverso il Mediteraneo rispetto ai 220mila del 2014. La Grecia ha registrato 760mila arrivi mentre l'Italia circa 150mila arrivi. E si tratta per lo più di siriani, afghani, iracheni ed eritrei, bisognosi quindi di protezione internazionale, i quali una volta sbarcati, per la maggior parte hanno deciso di non farsi identificare e proseguire verso il Nord Europa, senza chiedere asilo nel nostro Paese considerato da tempo un paese di transito.
All’invito a usare la forza occorre rispondere e rilanciare con la difesa dei diritti: al presidente del Consiglio Renzi e al sottosegretario Gozi chiediamo di insistere presso le sedi europee affinché si arrivi presto a definire un sistema comune di asilo che renderebbe la vita più facile non solo ai profughi ma anche agli Stati che dovrebbero accoglierli. Chiediamo inoltre, in attesa di questa riforma, di battersi affinché tutti gli Stati membri, anziché alzare muri e chiudere le frontiere, collaborino per una più equa distribuzione dei richiedenti asilo, per un ricorso più generoso ai ricongiungimenti familiari e per l'implementazione dei programmi di reinsediamento, unica soluzione in grado di fermare le morti in mare e di garantire viaggi legali e sicuri alle centinaia di migliaia di persone in fuga dalla guerra”.
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