
Dichiarazione di Riccardo Magi, Presidente di Radicali italiani, consigliere comunale a Roma:
"La presenza e la scelta di queste coppie, oltre che per loro vita familiare, è importante come atto civile e democratico. La libertà affettiva e la libertà sessuale sono alla base di tutte le libertà, perché hanno a che fare con la sfera più profonda dell'individuo, per questo fondamentale che istituzioni le tutelino e garantiscano”, lo dichiara in una nota Riccardo Magi, presidente di Radicali Italiani, consigliere comunale a Roma e oggi delegato a registrare le prime unioni civili".
"L'iscrizione delle prime coppie nel registro delle unioni civili della Capitale è il punto di arrivo di una battaglia durata otto anni, che ha visto noi Radicali protagonisti sin dal primo momento. Nel giorno in cui si celebra questo traguardo, è importante ricordare quanto travagliata sia la storia delle Unioni civili al Comune di Roma: nel 2007 la delibera di iniziativa popolare promossa da Radicali Roma, con una campagna a cui aderì tutto l'associazionismo Lgbtqi cittadino, venne bocciata dalla maggioranza dopo l'incontro dell'allora sindaco Veltroni con il cardinale Bertone. Nel 2012, quando in Campidoglio sedeva Gianni Alemanno, raccogliemmo oltre 8mila firma di romani su una nuova delibera popolare, che però non fu mai discussa, né nella precedente consiliatura né in questa, in violazione dello Statuto di Roma Capitale. È stato proprio quel testo a dare vita alla delibera consiliare approvata a gennaio, che istituisce il registro e della quale sono firmatario insieme ad altri colleghi di maggioranza e opposizione".
"Al di là della soddisfazione, resta l'amarezza per grave il ritardo dell'Italia sul fronte dei diritti civili. Da consigliere comunale, infatti, posso celebrare matrimoni tra donne e uomini, ma non tra coppie dello stesso sesso come accade invece in tante altre parti del mondo. A distanza di ben 5 anni, il Parlamento italiano è stato incapace di dare seguito al chiaro invito della Consulta, reiterato anche nel 2014 con la sentenza 170, a garantire a tutti i cittadini il pieno diritto alla vita familiare. Mentre sono ormai 14 gli Stati europei ad aver approvato il matrimonio egualitario e 21 a riconoscere le unioni civili tra le persone dello stesso sesso, in Italia si è avviata solo quest’anno una discussione parlamentare sulle sole unioni civili. Roma, la Capitale con il Vaticano, manda un segnale a Renzi e al ministro Boschi: non ci sono più alibi, è il momento di "mettere il turbo" alle riforme anche sui diritti prima che si esprima anche la Corte europea dei diritti umani - dove pende un ricorso - e di legiferare a favore del matrimonio egualitario e per il riconoscimento della vita familiare non matrimoniale", ha concluso Magi.
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