
Maria Antonietta Farina Coscioni e Sergio D'Elia, membri del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, hanno scritto per Il Garantista in edicola il 12 febbraio, un articolo nel quale stigmatizzano la indebita posizione assunta da Aifa a proposito delle politiche sulle liberalizzazioni dei farmaci da parte del ministro Guidi.
“Pensavamo che l’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, fosse un organismo con il compito di garantire l'accesso al farmaco, il suo impiego sicuro; che dovesse assicurare la unitarietà nazionale del sistema farmaceutico d'intesa con le Regioni; e magari anche innovazione, efficienza e semplificazione delle procedure registrative, e determinare un accesso rapido a farmaci innovativi e per le malattie rare. Grazie al suo direttore generale Luca Pani e ai tweet cui si dedica, apprendiamo che ha anche una funzione di ammonimento".
"Pani, infatti, raccomanda di prestare attenzione per non finire gli Stati Uniti. In particolare raccoglie un grido di dolore (di Federfarma?) e dice che non abbiamo bisogno di “più punti vendita per le medicine, ma di luoghi che le vendano meglio”. A sostegno di questa sua affermazione posta il video di un supermarket americano con scaffali pieni di medicinali in libera vendita. Già è discutibile che il ministro della Salute Lorenzin, una volta liberale, si mobiliti per boicottare le proposte liberalizzatrici del ministro dello Sviluppo Federica Guidi. Che anche il direttore generale di Aifa scenda in campo è inaccettabile".
"Qualcuno dovrebbe ricordare a Pani che altre sono le sue funzioni e i suoi compiti. Lo ricordo ai tanti smemorati silenti. A suo tempo noi radicali, sostenemmo le pur timide liberalizzazioni dell’allora ministro Bersani. Il ministro Guidi raccoglie le indicazioni della relazione Antitrust che sottolinea la necessità di liberalizzare ulteriormente la vendita del farmaco. Se il ministro Lorenzin non è d’accordo lo dica chiaramente e spieghi le sue ragioni. I tanti 'liberali' a chiacchiere di maggioranza e di opposizione sono pregati di uscire dalle loro ambiguità e dai loro silenzi. Il direttore di Aifa è pregato di risparmiarci la demagogia dei suoi tweet, decisamente fuori luogo”.
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