È iniziata lunedì 27 la fase conclusiva della cosiddetta revisione periodica universale, UPR, dell'Italia davanti al Consiglio Onu sui diritti umani. Nei prossimi tre giorni gli stati membri delle Nazioni unite porranno centinaia di domande al nostro Paese per ottenere informazioni circa gli impegni presi dal governo italiano nel 2009 in materia di rispetto dei diritti umani.
Nei mesi scorsi, e ancora in questi giorni, il Partito Radicale ha preparato un corposo dossier sull'inefficacia delle misure adottate dall'Italia per far fronte ai rilievi sollevato dall'Onu nel corso degli anni relativi alle carceri, immigrazione, disabilita' diritti LGBT e disabili.
In premessa alla sua nota, il Partito Radicale sottolinea come non ci si possa limitare a dar fiducia alle dichiarazioni del Governo italiano, secondo cui molte delle raccomandazioni accettato sarebbero state trasformate in riforme legislative, ma che occorra approfondire, punto per punto, le varie questioni. Infatti, che si tratti delle carceri, piuttosto che delle politiche migratorie, dei progetti di inclusione dei Rom oppure dell'abbattimento delle barriere architettoniche, passando per le permanenti discriminazioni nei confronti dei gay, l'Italia ha ampiamente dimostrato di preferire una campagna di pubbliche relazioni, o minime modificazioni legislative di tipo cosmetico, a riforme strutturali.
Le carceri restano sovraffollate, i campi Rom continuano a esser sgombrati colla forza, non un euro e' stato speso per dar seguito alla ratifica della Convenzione Onu in materia di disabilita' e I ripetuti annunci di modifica del codice civile per consentire le unioni di persone dello stesso sesso son rimasti, appunto, annunci.
Questa situazione di patente e prolungata illegalita' costituzionale e mancanza di rispetto dei propri obblighi internazionali da parte dell'Italia e' stata piu' volte al centro, e anche solennemente, di interventi pubblici e ufficiali del Presidente della Repubblica, è debitamente articolata nella Sentenza Torreggiani adottata dalla Corte europea dei diritti umani a gennaio 2013 e fotografata dal rapporto del gruppo di esperti indipendenti che per le Nazioni unite documenta le detenzioni arbitrarie.
Domande proposte dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito da porre all’Italia in occasione della Revisione Periodica Universale (Universal Periodic Review) nell’ottobre 2014.
Quali misure sta adottando l’Italia per rispettare appieno l’Articolo 7 e 14 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (PIDCP)?
Nel gennaio del 2013 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha adottato una “sentenza pilota” riguardante l’Italia demandando al Governo di adottare una serie di rimedi legislativi per affrontare le sistematiche violazioni dell’Articolo 3 della CEDU nelle istituzioni penitenziare nazionali. Sebbene le segnalazioni arrivassero da due penitenziari, la Corte europea ha affermato che i trattamenti “inumani e degradanti” sono un problema strutturale riguardante l’intero paese.
2. L’Articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti Umani proibisce i trattamenti inumani e degradanti – così come l’Art.7 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici – e sono anche una violazione dell’ Art. 27 della Costituzione italiana: “La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. […].”
3. L’appello dell’Italia nell’aprile del 2013 è stata, infine, rigettato e la Corte di Strasburgo ha fissato nella scadenza del 28 maggio 2014 la data per rispondere alla sentenza Torreggiani.
4. L’8 ottobre 2013, agendo secondo l’Articolo 87 della Costituzione, il Presidente della Repubblica si è rivolto al Parlamento con un messaggio denunciando le condizioni detentive e accentuando la necessità di rispondere alla sentenza Torreggiani. Il Presidente Napolitano ha indicato possibili rimedi: pene alternative, ampie depenalizzazioni per crimini non-violenti, così come indulto e amnistia.
5. Il 6 marzo 2014, la Commissione dei Ministri del Consiglio d’Europa ha espresso una seria preoccupazione riguardo la mancanza di progressi dell’Italia rispetto alla sentenza pilota.
6. Alla data del 15 marzo 2014 solo la Camera dei Deputati ha tenuto un dibattito sul lavoro della sua Commissione Giustizia riguardo alcune bozze di documenti che avrebbero dovuto rispondere al messaggio presidenziale. Purtroppo, nessuna delle leggi, o dei cambiamenti in politiche, adottati o promossi dal Parlamento, né i decreti introdotti dal Governo nel luglio e nel dicembre 2013, hanno risposto adeguatamente alla sentenza Torreggiani.
7. Negli ultimi due anni, la situazione carceraria si è deteriorata; infatti, nel suo discorso alla Camera dei Deputati il 24 gennaio 2014, l’allora Ministro della Giustizia ha affermato che alla fine del 2013 la capacità regolamentare delle carceri italiane era di 47.599 posti, in ogni caso quei dati soffrivano di un rilevante sottodimensionamento (di circa 4.500 posti) a causa della manutenzione ordinaria di diversi istituti così come il rinnovamento degli edifici. Di conseguenza circa
4.500 posti devono essere sottratti ai 47.500 ufficialmente dichiarati; quei numeri sono stati calcolati al “4 dicembre 2013”.
Così come in tale data vi erano “64.056 persone detenute, 11.180 in attesa di un primo giudizio, 12.049 con una sentenza non-definitiva,
38.828 con una sentenza definitiva e 1.189 internati”. Inoltre, il Ministro ha anche affermato che all’interno di un piano di costruire nuove carceri un totale di “12.324 nuovi posti sono stati o stanno essendo realizzati, 5.012 dei quali sono pronti per essere utilizzati”. Il Ministro non ha elaborato se essi fossero effettivamente già in uso.
8. In diverse occasioni, sia il Governo, il Parlamento e le unioni di polizia hanno dichiarato che affinché le nuove, e vecchie, istituzioni penitenziarie per operare in accordo con la legge del Governo dovrebbero assumere circa 5.000 nuovi poliziotti.
9. La Corte europea dei Diritti Umani ha anche denunciato che le violazioni dell’Italia dell’articolo 6 dei Diritti Umani della Convenzione europea sull’ “irragionevole durata dei procedimenti penali” – art.14, 1C dell’ICCPR. Nel gennaio 2014, il Ministro della Giustizia denunciava una situazione nella quale vi sono tre milioni e mezzo di procedimenti penali in corso, la cui durata va oltre i cinque anni – un fardello che ostruisce il lavoro delle corti in tutto il paese. La situazione della giustizia civile è anche peggiore con oltre cinque milioni di processi in corso con una durata di sette anni, come denunciato dall’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCSE).
10. Quali misure sono in discussione per evitare l’abuso della detenzione prima del processo?
L’Art. 14.2 del PIDCP recita “Ogni persona incolpata di un crimine deve avere il diritto di essere presunta innocente fino a quando è provata essere colpevole secondo la legge”. Secondo ammissione del Ministro di Giustizia circa il 40% di coloro detenuti in Italia non sono stati condannati in sentenza definitiva (il sistema italiano prevede tre gradi di giudizio), circa il 10% non hanno mai visto un giudice. Le associazioni degli avvocati (Bar Associations) segnalano che metà di quel 40% di detenuti sono infine assolti.
11. L’Italia prenderà in considerazione una riforma del Art.41-bis dell’Atto di Amministrazione Penitenziaria?
L’articolo 41-bis dell’Atto dell’Amministrazione Penitenziaria autorizza il Ministro di Giustizia o il Ministro degli Interni a sospendere taluni regolamenti penitenziari. Ciò è utilizzato contro persone imprigionate per crimini particolari: coinvolgimento con la mafia; traffico di droga; omicidio; furto aggravato ed estorsione; rapimento; importazione, acquisto, possesso o cessione di grandi quantitativi di droga; e crimini commessi per terrorismo o per sovversione del sistema costituzionale. E’ sospeso solo quando un prigioniero co-opera con le autorità, quando viene annullato da una corte, o quando un prigioniero muore. La Corte di Sorveglianza di Roma è la corte con competenze a livello nazionale sugli appelli contro i decreti di 41-bis. Tale trattamento speciale è in violazione con l’articolo 7 del ICCPR in quanto costituisce trattamenti che violano la dignità umana e certamente non sono in linea con l’Art.27 della Costituzione Italiana.
12. Come opererà il recentemente stabilito sistema del Prigioniero Ombudsman?
Nel febbraio 2014 il Parlamento ha convertito in legge un decreto concernente questioni legate alla criminalità che, tra le altre cose, ha istituito il “Garante nazionale dei diritti dei detenuti” un Ombudsman nazionale indipendente per i diritti dei prigionieri. La necessità di adottare con rapidità il decreto che implementa la legislazione non includeva le specifiche sulle competenze e prerogative di tale figura.
13. Come l’Italia intende allineare la definizione di tortura con gli standard internazionali?
Il 6 marzo 2014 il Senato della Repubblica italiana ha infine introdotto, in “prima lettura” (l’Italia ha un sistema bi-camerale perfetto in cui le leggi devono essere discusse da entrambe le Camere) il crimine di tortura nel suo codice penale. Il testo non aderisce alla lettera e allo spirito della Convenzione ONU in quanto non è specificatamente applicata agli ufficiali pubblici e implica una reiterazione dell’atto per essere considerata tale. Alla fine, qualora l’atto dovesse provocare la morte della persona, la legge ordina la reclusione come ultima istanza, qualcosa che non è in linea con l’Art.
27 della Costituzione.
14. Quando l’Italia stabilirà un Istituzione Nazionale Indipendente sui Diritti Umani?
Nella primavera 2013 il Parlamento ha infine ratificato il Protocollo Opzionale della Convenzione ONU sulla Tortura (OPCAT, in inglese), ma non ha proceduto a stabilire un’istituzione indipendente sui Diritti Umani in linea con i principi di Parigi. L’assenza di tale agenzia non permetterà il meccanismo di monitoraggio complessivo prefigurato dall’OPCAT.
15. Dall’inizio della XVII legislatura (marzo 2013), diverse bozze di legge sono state introdotte in materia ma nessuna è pienamente in linea con i principi di Parigi. Particolarmente preoccupante è la mancanza di linee guida per la selezione e la nomina dei membri dell’Istituzione così come la mancanza di chiarezza sulle loro prerogative.
16. Come l’Italia affronterà la riforma del sistema giudiziario per le persone affette da malattie mentali?
Nella primavera del 2012 e del 2013 il Parlamento ha adottato leggi per chiudere i cosiddetti “Ospedali psichiatrici giudiziari”
devolvendo le loro competenze alle amministrazioni regionali con la prospettiva di rilasciare centinaia di persone con malattie mentali e trasferendole alle istituzioni sanitarie quando queste persone non fossero ritenute pericolose. Né il governo centrale né le regioni hanno intrapreso alcun passo per implementare quelle decisioni.
17. Quando l’Italia implementerà istituzioni speciali per prigionieri con figli?
Nel 2011 il Parlamento ha adottato una legislazione concernente le detenute madri prevedendo la detenzione di donne e uomini con bambini fino all’età di sei anni solo in circostanze molto gravi e promuovendo la costruzione di Istituti a Custodia Attenuata per detenute Madri (ICAMM), istituzioni speciali con un minore grado di sicurezza. A marzo 2014, solo una dei nuovi istituti proposti, quello di Venezia, è stato inaugurato lasciando circa 40 madri dietro le sbarre con bambini in altri penitenziari di Firenze, Roma e Torino.
18. L’Italia giungerà ad abolire l’incarceramento a vita nelle sue varie forme?
L’articolo 27 della Costituzione italiana prevede un sistema di giustizia dedicato alla riabilitazione dei criminali. Il mantenimento della prigione a vita (ergastolo) e la negazione del diritto dei prigionieri – coloro condannati al cosiddetto “ergastolo ostativo”
(incarcerazione a vita senza rilascio in libertà condizionale) sotto
l’Art.4 bis dell’Atto dell’Amministrazione Penitenziaria– ad avere qualche forma di libertà limitata dopo 20-25 anni di vita in prigione è contrario alla Costituzione ed è anche in violazione di una sentenza del 2013 della Corte europea dei Diritti Umani.
19. L’Italia costituirà un corpo integrato e indipendente per monitorare l’ applicazione di leggi riguardo all’uguaglianza affrontando discriminazioni sul piano dell’orientamento sessuale, d’identità di genere ed espressione?
Il ripsetto dei diritti delle persone Lesbiche Gay Bi-sessuali Transgender e Intersex (LGBTI) in Italia è spesso compromessa da una legislazione incompleta. Durante l’ultima decade, implementando direttive dell’UE, l’Italia ha adottato una legislazione che proibisce la discriminazione riguardante l’orientamento sessuale e – per una certa estensione– identità di genere nel campo sia dell’impiego pubblico e privato.
20. Nell’aprile del 2013 una Strategia Nazionale per prevenire e contrastare la discriminazione sul piano dell’orientamento sessuale e l’identità di genere (2013-2015) è stata anch’essa adottata. La Strategia Nazionale è stata definita dall’Ufficio nazionale per la promozione di uguali trattamenti e la rimozione della discriminazione sui piani di origini razziali o etniche (UNAR, in inglese) senza una legislazione sull’allargamento delle competenze dell’UNAR mantenendo il suo operato vulnerabile al volere politico o ai cambi di governo.
21. Nel 2010 l’Italia ha creato l’Osservatorio per la Sicurezza Contro Atti di Discriminazione (OSCAD) per aiutare gli individui che appartengono alle minoranze di godere il diritto di uguaglianza di fronte alla legge e garantire la protezione contro ogni forma di discriminazione anche basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Nonostante la creazione di queste due istituzioni, l’Italia manca di un’organizzazione integrata e di uguaglianza indipendente per perseguire un’agenda su più piani riguardo l’uguaglianza.
22. L’Italia adotterà misure per permettere uguali trattamenti alle coppie dello stesso sesso?
Le coppie dello stesso sesso sono discriminate di fronte alla legge se comparate con quelle di sesso differente. Lo stato non offre nessuna soluzione ai problemi di tutti i giorni cui questa discriminazione da luogo. Nessun legge è correntemente discussa al Parlamento per affrontare tali trattamenti d’ineguaglianza.
23. L’Italia completerà le leggi di riassegnazione di genere con regolamenti più specifici?
La riassegnazione di genere in Italia è legalmente garantita, i cambiamenti nei documenti sono garantiti, e le procedure mediche sono disponibili gratuitamente. Nondimeno, la mancanza di specifiche regolamentazioni nelle procedure causano incertezza e differenziazione nel paese. Inoltre, la sterilizzazione è ampiamente considerata un pre-requisito necessario per il riconoscimento legale di genere. Il sistema sanitario di cura non provvede una terapia gratuita degli ormoni per caratteristiche sessuali secondarie in tutte le regioni.
24. Fino al mese di marzo 2014 non c’è stata una regolazione specifica per un’eventuale modifica di dati personali per individui intersex/dsd, la cui identità di genere potrebbe non corrispondere al loro sesso assegnato medicalmente.
25. L’Italia sta sviluppando politiche per aggiornare i lavoratori in campo della salute e sociale sulle questioni LGBTI?
Il sistema manca di considerare i bisogni particolari delle persone LGBTI. La formazione del personale sanitario e lavoratori del sociale non include questioni legate alle LGBTI in modo strutturale. Le differenze nello sviluppo seessuale (dsd/intersex) sono ancora considerate problemi di salute, invece che possibile variazioni naturali nello sviluppo della sessualità umana
26. L’Italia includerà le identità di genere come un fattore per i richiedenti asilo?
L’interpretazione della legge italiana è che la persecuzione sul piano dell’orientamento sessuale è un fattore per ottenere lo stato di rifugiato o protezione umanitaria. L’identità di genere rimane negletta
27. Quando l’Italia eliminerà la criminalizzazione dei migranti senza documenti?
Nonostante alcune raccomandazioni adottate alla prima Revisione Periodica Universale (Universal Periodic Review) che invitava l’Italia ha rivedere il crimine di “immigrazione illegale”, non c’è stato nessun cambio di legge che prendesse in considerazione l’atto illegale di essere trovati senza i necessari documenti o visti. Tale misura, entrata in vigore durante l’estate del 2009, ha significativamente contribuito ad un rilevante aumento del numero di incarcerazioni creando problemi aggiuntivi ad un sistema carcerario già decadente.
28. Il cambiamento nella legge ha radicalmente cambiato la natura e lo scopo dei centri d’immigrazione facendoli assomigliare più a campi di detenzione che a temporanee strutture di accomodamento per i migranti.
Nell’ aprile del 2011 la Corte europea di Giustizia ha giudicato che fosse illegittimo considerare come crimine l’ “immigrazione illegale”.
29. L’Italia rivedrà la qualità, la natura e lo scopo dei Centri d’Immigrazione?
Dopo un rilevante aumento degli arrivi dei migranti durante la cosiddetta “Primavera Araba”, l’Italia ha adottato misure per far fronte ai problemi aprendo nuovi centri che non si conformavano appieno con le norme nazionali ed internazionali. Sebbene questi centri fossero temporanei, molti sono rimasti operativi per molti mesi. Per gestire il numero più significativo di arrivi, il Ministro dell’Interno ha sospeso la criminalizzazione dei migranti senza documenti fino ad una certa data generando grande confusione per coloro che hanno raggiunto l’Italia nei giorni seguenti, principalmente dalla Tunisia, giacché la data fissata era antecedente all’arrivo della seconda ondata di migranti.
30. La maggior parte di coloro arrivati nell’aprile del 2011 ha dichiarato che essi consideravano l’Italia come un paese di passaggio esprimendo il desiderio di recarsi nell’Europa del nord. Mentre permangono problemi rispetto alla Convenzione di Dublino su coloro richiedenti asilo, data la posizione geografica dell’Italia, il governo ha solo recentemente convertito i centri situati vicino ai porti di entrata dei migranti in Centri di Primo Soccorso e Assistenza creando un meccanismo per trasferirli rapidamente in altri luoghi dove essi possano anche fare richiesta alle varie forme di protezione previste dalla legislazione nazionale.
31. Organizzazioni non-governative nazionali ed enti di monitoraggio internazionale come il Rapporteur sui Diritti Umani del Consiglio d’Europa hanno molte volte stigmatizzato le misere condizioni dei centri di immigrazione. Fino al dicembre del 2013 i migranti hanno organizzato dimostrazioni di massa in diversi centri per denunciare le condizioni nelle quali erano tenuti.
32. L’Italia può spiegare come l’immediato rimpatrio di migranti senza documenti differisca dall’essere respinti e rimandati in luoghi da cui sono fuggiti per guerra o persecuzione (refoulement)?
Nel corso degli anni, l’Italia ha firmato accordi bilaterali con alcuni paesi per l’immediato rimpatrio di migranti senza documenti. Vi sono voli settimanali da Milano a Roma per rimpatriare individui senza che gli sia data la possibilità di essere ascoltati sui motivi della loro presenza in Italia. Ciò ammonta ad una violazione del principio di non respingimento (non-refoulement).
33. Quando e in che modo l’Italia implementerà infine la sua Strategia nazione dell’Inclusione dei Rom?
Nel febbraio del 2012 l’Italia ha adottato una Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom per il superamento dei “campi nomadi” e favorire la loro inclusione sociale, lavorativa ed educativa. Come rilevato dal Commissario europeo Nils Muiznieks nella sua visita in Italia nel dicembre 2013, non c’è un piano chiaro o un calendario per l’effettiva implementazione della strategia.
34. I cosiddetti “campi nomadi” costruiti durante lo stato d’emergenza
(2008-2011) si sono rivelati essere luoghi di segregazione spesso lontani dai centri abitati, circondati da recinzioni, tenuti sotto controllo da sicurezza privata e camere di sorveglianza con nessun accesso ai servizi base, infrastrutture e condizioni sanitare sufficienti. Insediamenti spontanei mostrano aspetti sanitari ed infrastrutturali persino peggiori sebbene vi siano migliori condizioni riguardo alla vicinanza con servizi e la vita sociale.
35. Nonostante un largo numero di progetti di associazioni sparse lungo tutto il paese, l’educazione dei bambini Rom che vivono nei campi appare insufficiente e distante da quella del resto della popolazione.
36. Quali misure adotterà l’Italia per implementare pienamente la Convenzione ONU sui Diritti della Persona con Disabilità?
Il 3 marzo 2009 l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità che tiene conto di obblighi specifici nel rivedere o aggiornare gli ordinamenti sul tema. L’insieme di misure adottate sotto il “programma d’azione biennale (2012-2015) per promuovere i diritti e l’inclusione di persone con disabilità” redatto dall’Osservatorio Nazionale sullo Stato della Persona con Disabilità, il 28 dicembre 2013, non può considerarsi in linea con la Convenzione ONU.
37. Secondo la Classificazione Internazionale delle Invalidità, Disabilità e Handicap (ICIDH, in inglese) adottata dall’OMS negli anni ’80, la disabilità è una condizione non solo attribuibile a vari impedimenti che possono riguardare le persone ma anche le interrelazione tra le persone e i loro impedimenti nel contesto in cui essi vivono e lavorano. Il programma d’azione biennale non prende in considerazione la definizione di disabilità – una mancanza strutturale che ha un impatto negativo sull’attuale sistema di welfare per i disabili. L’adattamento dei contesti in cui le persone con disabilità interagiscono possono ridurre il loro deficit, e pertanto dei costi in cui incorre lo Stato come parziale compensazione degli svantaggi sociali sofferti dalle persone con disabilità. Quelle risorse potrebbero essere dedicare ad aiutare persone con severe disabilità.
38. L’Italia non ha fatto progressi nell’implementazione del suo Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) che demanda al governo centrale e alle amministrazioni locali di adottare tutte le necessarie misure pratiche per essere in regola con la legge No. 41 del 1986.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati