
Il radicale lucano parla del progetto che interesserà anche Taranto
Fonte Puglianews [2]
di Federica Sterza - 24 ottobre 2014 16:26
Sul progetto Tempa Rossa, che si prevede entrerà in regime nel 2016, sono ancora tanti gli interrogativi. Abbiamo cercato di fare il punto con il giornalista e segretario dei Radicali lucani Maurizio Bolognetti, da sempre in prima linea sulla questione che vede protagonista il paese lucano di Corleto Perticara. Qui infatti saranno aperti otto pozzi per l’estrazione del petrolio che porteranno a riempire 50mila barili ogni giorno. Il giacimento Tempa Rossa, scoperto nel 1989, è guidato al momento dalla Total (50%) insieme a Shell e Mitsui (con due quote del 25%).
Cosa sta succedendo in Basilicata con il progetto Tempa Rossa?
“Io parto dal presupposto che attività estrattive che sono effettuate in zone delicate dal punto di vista idrogeologico comportino dei rischi. Sicuramente la Basilicata è un unico bacino idrico di superficie e di profondità, quindi temo che già oggi le attività di estrazioni di idrocarburi abbiano creato degli effetti collaterali, un impatto ambientale su tutte le matrici ambientali. Si veda quello che è successo e sta succedendo nella Val d’Agri. Temo che anche il progetto Tempa Rossa possa determinare un decadimento ambientale di quell’area”.
Quindi ha ragione l’Arpa Puglia a chiedere di chiarire la questione delle emissioni inquinanti? Perché il progetto arriverà anche a Taranto, che si sa, di problemi già ne ha abbastanza.
“Certo. A Corleto ci sarà un centro di pre-raffinazione e un inevitabile ricaduta su Taranto dove arriverà il greggio, e inevitabilmente verranno immesse nell’atmosfera sostanze inquinanti, c’è poco da fare. Quindi certo che ha ragione l’Arpa Puglia, il problema è che non ha ragione Nichi Vendola (e non solo lui), o comunque non ha avuto ragione in passato quando non ha fatto nulla per opporsi al progetto. Questo per non dire della direttiva Seveso, dell’effetto domino, dell’aumento del traffico di petroliere nei nostri mari, dell’aumento di petrolio stoccato”.
Le compagnie petrolifere garantiscono però che il progetto è ad impatto zero e assolutamente sostenibile economicamente.
“Le compagnie garantiscono perché sono guidate da imprenditori, hanno i loro interessi, assolutamente legittimi. Il problema è che il decisore politico deve valutare con precisione se l’interesse imprenditoriale coincide con l’interesse di un’intera comunità. A mio avviso autorizzare ulteriori attività estrattive in Basilicata non coincide con gli interessi né del Paese né della comunità lucana”.
Neanche a livello di prospettive lavorative?
“Assolutamente no. Notoriamente le attività di estrazione di idrocarburi sono attività a bassa intensità lavorativa. Anche il governo sta vendendo fumo: c’è un grosso punto interrogativo sugli introiti che il progetto porterebbe allo Stato e sui vantaggi per i territori. Anche sulla questione dello Sblocca Italia, il direttore generale per le risorse minerarie ed energetiche del ministero dello Sviluppo economico Franco Terlizzese dice che gli studi presi in considerazione dal governo sono “previsione di massima”. Fino a quando non si inizieranno le attività, è difficile definire il loro livello di redditività. Inoltre, sottolinea sempre Terlizzese, considerando l’aumento recente dell’aliquota Ires (Imposta sul reddito delle società, ndr) si parla di 8 miliardi e 700 milioni in 28 anni, cifra ridicola, questo senza considerare i costi ambientali. Tradotto: l’urgenza e la stategicità dove sono? Dov’è il ritorno nel bucare tutta la Basilicata, con i riflessi che questo avrà su Taranto? Alla fine ogni barile in più estratto in Basilicata, significa un barile in più che arriva alle raffinerie di Taranto”.
Quindi perché il governo spinge su questo progetto? Nessuno scrupolo per l’impatto ambientale?
“Lobbismo. Il lobbismo di Assomineraria, una petro-lobby. Il progetto del governo è assecondare gli interessi di chi vuole trivellare. Ricordiamoci che siamo il Paese che ha fatto nascere le direttive Seveso e che siamo uno dei paesi più condannati d’Europa per violazione delle direttive comunitaria in materia di tutela ambientale, io credo che dipenda da che valore si dà alla qualità della vita, all’ambiente nel quale vivono le persone, al futuro che si immagina”.
Quale potrebbe essere l’alternativa?
“Un governo che voglia agire con un minimo di buonsenso dovrebbe fare un’altra scelta. Poniamo il fatto che abbiamo anche 2 miliardi di barili nel nostro sottosuolo: visto che al momento non abbiamo urgenza di estrarlo, lo si potrebbe tenere come riserva strategica, che non si sa mai dovesse servire. Nel frattempo lo compriamo, perché i prezzi non sono mai stati così bassi e lavoriamo magari per altre prospettive”.
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