
Dichiarazione di Filomena Gallo e Nicolò Paoletti, entrambi legali per l'Amicus Curiae dinanzi alla Corte EDU nel caso Saba c/Italia
Oggi la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l'Italia per aver sottoposto a trattamento inumano e degradante Valentino Saba: si configura quindi la violazione dell’art.3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (Proibizione della tortura - Trattamento inumano e degradante) che prescrive che “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.
[LA DECISIONE [2]] [IL SITO DELLA CORTE [3]]
Nel 1989, l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU contro la tortura, ma da allora il reato di tortura non è mai stato tradotto in legge penale italiana. L’assenza di una legge italiana contro la tortura determina il paradosso per cui, in Italia, non soltanto il reato in questione non può essere riconosciuto giuridicamente, ma non può neanche essere concepito, né ipotizzato, anche quando è stato manifestamente commesso.
Nel caso Saba contro Italia, in cui il detenuto Valentino Saba nel carcere sardo lamenta i trattamenti ai quali è stato sottomesso dagli agenti penitenziari, il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, Non C’è Pace Senza Giustizia e Radicali Italiani hanno presentato disgiuntamente delle osservazioni scritte alla Corte EDU (avvocati Paoletti e Gallo), per evidenziare, tra l’altro, che “la Costituzione italiana all’art. 13 stabilisce il principio secondo cui ‘È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà’” e che manca nel nostro ordinamento la fattispecie delittuosa del reato di tortura.
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