
Da Nuova del Sud, 17 aprile (Pag.1 e 3)
Inquinamento nell'area industriale di Melfi, la Fiat-Sata "manda al diavolo" la Regione
Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e Direzione Radicali Italiani
Il sindaco di Melfi è soddisfatto, l’Assessore Berlinguer gongola e la Basilicata continua ad essere la patria di tutte le lobby e di tutti i lobbisti. Ovviamente, trattasi sempre e comunque di lobby occulte.
Confesso che proprio non riesco a condividere gli entusiasmi e le grida di giubilo, che dopo il rilascio dell’Aia a Fenice-EDF, si sono levate alte da alcuni palazzi della nostra regione. La verità è che una volta di più ci siamo calati le braghe e abbiamo dato “semaforo” verde agli inquinatori e a coloro che saccheggiano il nostro territorio.
Ma la cosa davvero incredibile è che gli stessi, che oggi si spellano le mani dandosi vicendevolmente pacche sulle spalle, in questi mesi hanno continuato a tenere “segrete” notizie che invece avrebbero dovuto essere opportunamente divulgate e portate a conoscenza dell’avvelenato popolo del Vulture.
>Quella stessa regione Basilicata che con leggerezza ha concesso l’AIA a Fenice, dovrebbe spiegare il senso della comunicazione inviata a Fiat-Sata in data 31 ottobre 2013 e avente per oggetto procedimenti attinenti l’art. 242 del Codice dell’Ambiente.
Art. 242 che, gioverà ricordarlo, recita: “Al verificarsi di un evento che sia potenzialmente in grado di contaminare il sito, il responsabile dell'inquinamento mette in opera entro ventiquattro ore le misure necessarie di prevenzione e ne dà immediata comunicazione ai sensi e con le modalità di cui all'articolo 304, comma 2”.
Così come Fenice, Snowstorm srl, Comune di Melfi, Provincia di Potenza, Arpab, Asp e Prefettura potrebbero dirci la loro sui contenuti della risposta fornita da Fiat-Sata alla sopra citata missiva.
L’impressione che ne ricaviamo noi è che la Regione Basilicata abbia fatto una figura davvero meschina.
Infatti, nel dicembre del 2013 la Sata, rispondendo alla “Comunicazione” del 31/10/2013, scriveva: “Fermo restando che in base al principio recentemente enunciato dal Consiglio di Stato(ordinanza 21/2013), gli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino gravano esclusivamente sul responsabile della contaminazione oppure, nel caso questa non sia individuabile o non provveda, alla P.A. e, pertanto quanto richiesto con la citata comunicazione, che fin d’ora ci riserviamo di impugnare nella sede amministrativa competente, risulta illogico e del tutto privo di fondamento, pur tuttavia, Vi invitiamo con riferimento alle passività ambientali ad oggi note e a quelle che dovessero presentarsi ad attivarVi tempestivamente per la completa e integrale bonifica e comunque per tutti gli interventi di risanamento necessari a ripristinare la conformità di legge”.
Tradotto, Sata manda cordialmente al diavolo la Regione Basilicata, che incautamente aveva chiesto alla stessa di farsi carico di una bonifica spettante ad altri.
Insomma, Sata ricorda agli uffici della Regione alcuni articoli del Codice dell’Ambiente che la Stessa, per chi sa quale oscura ragione, sembra aver dimenticato.
Considerando che Sata declina ogni responsabilità per la contaminazione delle falde rilevata all’interno del proprio sito e sottolineato che lo stesso confina con il perimetro dell’inceneritore Fenice, diventa perfino superfluo porre e porsi la domanda su chi possa essere il responsabile della contaminazione.
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Non è superfluo, invece, chiedere alla Regione, al Comune di Melfi e alla Provincia se siano a conoscenza di quanto prescrive il comma 4 dell’art. 244 del Codice dell’Ambiente: “Se il responsabile non sia individuabile o non provveda e non provveda il proprietario del sito né altro soggetto interessato, gli interventi che risultassero necessari[…]sono adottati dall’amministrazione competente in conformità a quanto disposto dall’art. 250”.
E’ altresì opportuno porre le seguenti domande:
Su tutta questa vicenda è stata aperta una conferenza di servizi?
Sono stati previsti interventi di bonifica o di messa in sicurezza?
A che punto sono le indagini volte ad identificare il responsabile dell’inquinamento?
Con disappunto tocca prendere atto che una volta di più notizie attinenti la situazione ambientale del Vulture sono state di fatto “secretate”.
La cosa risulta ancora più grave alla luce della decisione presa dalla Regione Basilicata sulla vicenda Fenice.
Grave, considerando che ad oggi quello che alcuni ritengono “ovvio” non è mai stato accertato dagli enti competenti.
Nel prendere atto di comportamenti che viaggiano nel solco di un’assoluta continuità rispetto a un recente passato, affermo che gli Enti coinvolti in questa vicenda avrebbero dovuto diffondere immediatamente le informazioni acquisite.
Coloro che hanno manifestato sabato 12 aprile fuori ai cancelli di Fenice avrebbero avuto il diritto di leggere quanto scritto nella nota indirizzata dalla Regione alla Sata, al Comune di Melfi, alla Provincia ecc.ecc.: “In riferimento alla nota del Comune di Melfi concernente la relazione della Sata Spa che attesta il superamento delle CSC nelle acque sotterranee del sito in oggetto, si invita codesta società, in attesa dell’individuazione del soggetto responsabile, ad ottemperare a tutti gli adempimenti previsti dall’art. 242 e 245 del D.LGS 152/2006”.
La risposta di Sata a questa richiesta ci siamo fatti carico noi di divulgarla. Adesso attendo spiegazioni da chi ha avuto la faccia tosta di definire vilipendio certe mie considerazioni.
L’unico vilipendio è quello che per l’ennesima volta è stato esercitato nei confronti del diritto dei cittadini a poter conoscere per deliberare.
Approfondimenti
Prima pagina Nuova del Sud, 17 aprile 2014 [2]
Pag.3 Nuova del Sud, 17 aprile 2014 [3]
Tgr Basilicata, 13 aprile 2014 [5]
Tgr Basilicata, 14 aprile 2014 [6]
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