“Chi prova a ribellarsi di fronte al muro di omertà, dal radicale Maurizio Bolognetti al tenente Giuseppe Di Bello, viene messo ai margini, licenziato, confinato nel girone dei visionari e, infine, spedito in tribunale per procurato allarme e rivelazioni di segreti d’ufficio”.
Da Gazzetta del Mezzogiorno, 30 luglio 2013
Di Massimo Brancati
Ci risiamo. Il popolo «inquinato» trattato come il marito cornuto: l’ultimo a saperlo. Torniamo a raccontare di trame oscure, segreti di Stato, blitz sullo sfondo di una Basilicata aggirata, ignorata, violentata. Dal deposito unico nucleare di Scanzano alle alghe cornute del Pertusillo, passando per i veleni di Fenice alle rotte del petrolio - con fiammate e guasti connessi - è tutto un mondo indecifrabile. Criptico. Ci vorrebbe un decoder, ma chi ce l’ha si guarda bene dal metterlo a disposizione dei cittadini, confinati nel ruolo di spettatori passivi nelle scelte, ma fin troppo attivi nelle ricadute (negative, s’intende).
La storia si ripete. L’operazione militare della notte tra domenica e lunedì alla Trisaia di Rotondella è documentata solo dal video girato dal blogger Nicola Piccenna e dal racconto di testimoni oculari di Noscorie Trisaia, svegliati, evidentemente, da una «soffiata» più che dal caldo afoso.
A proposito di coniugi traditi, anche in questo caso, come accadde per Scanzano, per l’inquinamento del Pertusillo, per le contaminazioni dell’inceneritore di San Nicola di Melfi, le fonti istituzionali arrivano a negare l’evidenza. C’è chi dice addirittura che non è accaduto nulla, come se gli ambientalisti appollaiati davanti alla Trisaia fossero rimasti vittima di allucinazione collettiva. E c’è chi si mostra sorpreso e all’oscuro di tutto. Allertata domenica sera su un possibile imminente blitz «atomico», la Gazzetta ha cercato invano conferme anche dalla stessa Sogin. Ieri mattina, a cose fatte, la società ha continuato a cadere dalle nuvole, così come la Prefettura di Matera, il sindaco di Rotondella, Enzo Francomano, il governatore Vito De Filippo e il vice ministro agli Interni, Filippo Bubbico. Domande senza risposte. Proprio come fu per Scanzano. Quando si parla di ambiente è sempre una questione di segreti. Di Stato, militari e d’ufficio. “Aumma aumma” alle spalle dei lucani, anestetizzati, presi in giro, consegnati al patibolo del cancro.
Chi prova a ribellarsi di fronte al muro di omertà, dal radicale Maurizio Bolognetti al tenente Giuseppe Di Bello, viene messo ai margini, licenziato, confinato nel girone dei visionari e, infine, spedito in tribunale per procurato allarme e rivelazioni di segreti d’ufficio.
Di tutti questi segreti ne abbiamo piene le tasche. Basta. Lasciamo «manovratori», oscuri burattinai nelle stanze della politica ad arrovellarsi su candidati, poltrone da spartire ed equilibrismi. Intendiamoci, ci fanno incazzare, soprattutto ora che la gente ha bisogno di risposte immediate, di programmi seri e fattibili, ma siamo consapevoli (non significa rassegnati) che invocare trasparenza al mondo politico «inciucioso» è come cavare il ragno da un buco.
Quando di mezzo c’è la salute dei cittadini, però, non ci sono santi, vogliamo, pretendiamo chiarezza. Ai massimi livelli. La gente ha il diritto di essere informata, di capire cosa sta accadendo sotto casa, di conoscere lo stato di salute del territorio, dei suoli, delle acque, dell’aria. Di ficcare il naso nel contenuto di quel carico radioattivo che in 300, tra militari, carabinieri e finanzieri, hanno scortato di notte da Rotondella a Gioia del Colle. Non vorremmo che fossimo nel pieno di una riedizione, in salsa lucana, dello scandalo cinese: dai mass media della Muraglia è spuntata fuori la denuncia di uno studio, condotto dalle autorità di Pechino, dai contorni devastanti per l’ambiente. Dati che il pubblico, però, non potrà conoscere, perché tutto è coperto da «segreto di Stato».
Che la Cina prenda a calci diritti civili e sociali non è una novità. Ma da noi sta accadendo la stessa cosa nonostante l’Italia abbia recepito da anni la convenzione di Aarhus che garantisce ai cittadini di accedere a informazioni sull’ambiente e sull’inquinamento. Porte aperte nelle istituzioni, insomma, quando ci sono temi che impattano sulla salute della comunità. Non ci sono segreti e strategie militari che tengano. Ma tutto è soltanto sulla carta. Belle intenzioni che non si traducono in atti concreti. E così si resta al buio di fronte a veleni iniettati nel terreno, a fughe radioattive, alla monnezza non autorizzata. E chi riesce a divincolarsi dalla morsa della disinformazione e dei silenzi deve comportarsi come le tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo) se non vuole passare un guaio. A meno che quelle scimmiette non diventino un esercito. E allora, come Scanzano insegna, la massa può smuovere montagne, sorvolando sul recinto dei «top secret».
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