
Dichiarazione di Rita Bernardini, ex deputata radicale:
La sentenza n. 135/2013 della Corte Costituzionale ha dunque ri-stabilito che se il Magistrato di Sorveglianza “ordina” un provvedimento perché ritiene siano lesi i diritti fondamentali di un detenuto, il Governo è “obbligato” ad adempiere.
Quel che ai nostri occhi appariva “logico” e corrispondente a quanto già stabilito da un’altra sentenza dell’Alta Corte (n. 266 del 23 settembre 2009), oggi viene di nuovo riaffermato con forza.
Detto questo, due comportamenti istituzionali sono da segnalare:
da una parte quello, schizofrenico, del Governo che per difendersi davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo va a dire che la tutela giurisdizionale è garantita dal fatto che i detenuti possono rivolgersi al Magistrato di Sorveglianza, ma quando quest’ultimo dà ordini, l’Amministrazione (il Governo) si rifiuta di eseguirli;
dall’altra mi permetto di rilevare che la stessa Corte Costituzionale nel momento in cui, con l’importante sentenza, dà ragione al Magistrato di sorveglianza, non completa la sua opera perché – a mio avviso - avrebbe dovuto anche ordinare la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Roma, potendosi ravvisare nel comportamento di coloro che non diedero esecuzione all'ordinanza del magistrato quanto meno il reato previsto dall'art. 650 del codice penale (inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità).
Voto: 10 e lode al Magistrato di Sorveglianza di Roma, 8 alla Corte Costituzionale, bocciato il Ministero della Giustizia.
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