
Dichiarazione di Rita Bernardini, membro della Commissione Giustizia della Camera dei deputati.
Mi auguro che il Senatore Ignazio Marino che ieri ha fatto “sequestrare” l’OPG di Barcellona Pozzo di Gotto (e un reparto di quello di Montelupo Fiorentino), si sia posto il problema dei 210 “pazienti” che dovranno essere "trasferiti" entro 30 giorni. Dove verranno trasferiti? In altri OPG a centinaia di chilometri di distanza dalla Sicilia, lontani dai loro familiari? Nei “repartini” che si stanno predisponendo inopinatamente negli istituti penitenziari per “incarcerarli”? Oppure, come sarebbe auspicabile, in strutture sanitarie regionali in grado di garantire i supporti finalizzati al reinserimento sociale attraverso prescrizioni terapeutico-riabilitative che privilegino gli spazi di libertà? Il Senatore Marino sa benissimo che tali strutture sanitarie regionali non ci sono sul territorio nazionale a causa dell'esiguità dei fondi stanziati, e non ci sono soprattutto in Sicilia, visto che la Regione non ha ancora recepito il DPCM del 2008 che ha disposto il passaggio della sanità penitenziaria alle ASL regionali.
Ricordo al senatore Marino - che per sequestrare l’OPG di Barcellona Pozzo di Gotto si è avvalso degli ampi poteri giudiziari di cui ha ritenuto di poter disporre quale Presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale; poteri che, ove sussistenti, andrebbero esercitati sempre con estrema cautela - che come radicali fummo promotori del referendum abrogativo dei manicomi, ma che fummo costretti a votare contro la legge 180 perché non prevedeva una lira per l’assistenza, la cura e l’integrazione sociale dei malati. Tutto questo è spiegato benissimo nel libro della mia collega radicale Maria Antonietta Farina Coscioni intitolato «Matti in Libertà», scritto proprio per non ripetere i tragici errori del passato. L’orrore degli OPG deve essere cancellato senza però che ad esso si aggiunga altro orrore perché in gioco c’è la vita, la salute e la dignità di centinaia di esseri umani bisognosi di cure e di assistenza di cui dovrebbe occuparsi il ministero della Salute e non invece, come purtroppo ancora avviene, quello della Giustizia.