
da Gazzetta del Mezzogiorno(Edizione lucana) pag. 1 e 31
Di Maurizio Bolognetti, segretario Radicali Lucani
Chi lo sa, vista l’aria che tira magari è l’ultima volta che potrò scrivere dei veleni industriali e politici della Lucania fenix, dove tutto sembra essere narcotizzato dalla presenza delle multinazionali dell’oro nero e dove qualche giorno fa un convegno sulle attività estrattive ha ricevuto l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica, accompagnato dal meno alto patrocinio di Assomineraria e Confindustria. Un convegno che ha visto a battesimo una nuova figura di geologo, annunciata urbi et orbi dal dottor Nardone: il geologo mediatore.
Si, avete capito bene, mediatore tra le esigenze di tutela del territorio e gli interessi di Eni, Total e Shell. Temo, a dire il vero, che la mediazione, anche alla luce di quanto avvenuto in questi anni, potrebbe risultare leggermente sbilanciata a favore delle compagnie.
Da inguaribile romantico resto ancorato ad altra ed altre figure di geologo e di scienziato, quello che in scienza e coscienza prova a fornire alla politica le informazioni necessarie, affinché la politica possa prendere le migliori decisioni per governare e tutelare un territorio.
Alle parole di Nardone vorrei contrapporre quelle del Prof. Ortolani, che parlando delle attività estrattive nella Valle dell’Agip ha affermato che il petrolio i guai li lascerà alla “popolazione autoctona di oggi e di domani” e che i guai saranno rappresentati da un certo e inevitabile inquinamento delle falde sotterranee e superficiali.
Decisamente Ortolani non è tagliato per la mediazione e dubito che potrà mai essere invitato a un convegno sponsorizzato da una società come la Apennine Energy, che si è affrettata a reiterare la richiesta finalizzata ad impiantare qualche piattaforma petrolifera a poche miglia dalle coste lucane e calabresi. Qualcuno, visto l’affresco, potrebbe parlare di conflitti d’interesse. Certo non io che ho ben compreso in quali rischi si possa incorrere a fare domande scomode o a divulgare analisi sulle acque.
All’indomani del caravan petrol andato in scena presso il Teatro Stabile di Potenza, mi è capitato di chiacchierare con un esperto che conosce molto bene la Val d’Agri e il lago del Pertusillo.
Il suo racconto, ahimè, fa a cazzotti con l’imperante tuttappostismo e con le teorie negazioniste supportate da energiche iniezioni di petrodollari.
L’esperto, il cui nome non citerò per ragioni fin troppo ovvie, mi ha detto che “l’acqua porta le tracce di qualsiasi cosa circostante il suo percorso”, e riferendosi alla Val D’Agri ha aggiunto: “Se qualche camion invece di smaltire illegalmente arriva da un amico e fanno un pozzo e scaricano…”. Già, se fanno un pozzo e scaricano. Come i “se” diventati certezze a Corleto Perticara, dove sono stati scaricati 20mila mc di fanghi in un terreno prontamente ricoperto. Fanghi provenienti dal vicino pozzo “Tempa Rossa2”. Quando poi siamo arrivati ad affrontare la questione Bario, la risposta dell’esperto è stata un’ulteriore conferma a quanto da tempo ipotizziamo: “Il bario arriva necessariamente dall’ambiente circostante”. A mezza bocca ho sorriso e mi è venuta in mente la risposta del Ministro Balduzzi ad una interrogazione dei deputati radicali: a luglio 2011, Arpab ha riscontrato nel Pertusillo alte concentrazioni di idrocarburi totali.
Una conversazione interessante, che certo non sottoporrò all’attenzione della Procura di Potenza - anche per evitare una nuova perquisizione - ma che a futura memoria ritengo opportuno mettere in rete.
Approfondimenti
Gazzetta del Mezzogiorno(pa.1) [2], 16 dicembre 2012
Gazzetta del Mezzogiorno(pag. 31) [3], 16 dicembre 2012
Conversazione, 3 dicembre 2012 [4]
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