Di Pietro Dommarco(scrittore e giornalista freelance specializzato in tematiche ambientali)
- Dopo quasi 15 anni di estrazioni petrolifere in Basilicata, uno dei problemi collaterali - più volte da Lei sollevato - è quello dell’assenza di monitoraggi ambientali, validi e puntuali. Può spiegarci l’attuale situazione di un sistema che non dà garanzie?
Bolognetti - Provo a spiegarmi con un esempio. Il 24 maggio 2012, il responsabile tecnico del Comune di Viggiano indirizza una missiva all’Eni nella quale si afferma che dai monitoraggi, inviati dalla stessa Eni al Comune, emergono “numerosi superamenti sia di medie orarie sia di medie giornaliere”nell’emissione di inquinanti quali SO2, Benzene, Ipa, Pm10, H2S e compagnia cantando. L’amministrazione comunale scrive: “In relazione alla Vostra puntuale trasmissione dei dati relativi alle concentrazioni medie, orarie e giornaliere e dei parametri fisici e tecnologici degli inquinanti misurati in continuo nelle emissioni generate dai termo distruttori, caldaie ausiliarie, hot oil, caldaie a recupero presenti presso il COVA(Centro Oli ndr), si sono riscontrati numerosi superamenti sia di medie orarie sia di medie giornaliere”. Il solerte funzionario comunale rappresenta all’Ente Nazionale Idrocarburi che l’amministrazione teme che i superamenti in oggetto possano nuocere alla salute dei cittadini. Io direi che questa missiva, che il Comune si è ben guardato dal divulgare, fa giustizia delle teorie negazioniste e tuttappostiste che costantemente vengono rivolte a tutti coloro che osano denunciare gli effetti collaterali delle attività estrattive. Ovviamente, il Comune oltre a non divulgare la letterina, non ha nemmeno divulgato i dati dell’Eni. Questo è quello che da 15 anni va consumandosi nella Valle dell’Agip sulla pelle dei cittadini. L’Eni fino all’altro ieri ha ricoperto la doppia veste di controllore e controllato e a tutti noi è stata negata la possibilità di conoscere fino in fondo la verità. Per quanto riguarda l’oggi, posso dire che per grazia ricevuta e con notevole ritardo Eni ha consegnato ad Arpab alcune centraline. Con rammarico, però, c’è da prendere atto che la musica non è affatto cambiata, tant’è che a 30 giorni dall’ennesimo incidente anomalia, con corollario di fiamme, boati, effetto terremoto e colate bianche, ancora non è dato sapere cosa abbiano rilevato le centraline Arpab/Eni. L’attuale direttore ha ritenuto di dover giustificare il ritardo parlando di “contestazioni” e processi comunicativi.
- A chi vanno imputate le responsabilità maggiori.
Bolognetti - Nel 1997 il decreto Ronchi introdusse l’anagrafe dei siti da bonificare. A 15 anni di distanza di quell’anagrafe in Basilicata non c’è traccia. Eppure, nel 2000, la Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti censiva oltre 400 siti contaminati dalle attività estrattive. Nel novembre ’98 venne sottoscritto il protocollo d’intenti tra Eni e Regione, con in calce le firme del Prof. Di Nardo e di Franco Bernabè. Il protocollo prevedeva la nascita di un osservatorio ambientale che è stato istituito solo da pochi mesi e che al momento sembra essere un guscio vuoto. Sul fronte degli studi epidemiologici, poi, siamo praticamente all’anno zero, e quando la Metapontum Agrobios effettua degli studi sulla matrice ambientale acqua nella Val d’Agri, stranamente, ogni volta che viene citato il Pertusllo troviamo la scritta N.P. relativamente ai valori rilevati. La Metapontum nasce nel 1985 come Consorzio tra Eni e Regione Basilicata. L’attuale sindaco di Matera, Salvatore Adduce, è stato per qualche tempo anche presidente della Metapontum e di recente si è detto indignato per le critiche che ho rivolto all’ottimo Rocco Papaleo. Ci sono in Basilicata dei giganteschi conflitti d’interesse e spesso viene in mente l’incompiuto romanzo di Pier Paolo Pasolini “Petrolio” e il signor Aldo Troya, alias Eugenio Cefis. La verità è che siamo una regione a sovranità limitata, un feudo dell’Eni, della Shell e della Total.
- Di recente il direttore dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpab) ha dichiarato - in un’intervista che le ha rilasciato - che alla base della validazione dei dati delle centraline di monitoraggio c’è uno scambio di informazioni preliminari tra un Ente ed un’azienda che controlla se stessa. Dobbiamo vederci estremi di illegalità?
Bolognetti - Il direttore dell’Arpab, in una conversazione a tratti surreale, ha affermato di non poter realizzare “un centro di monitoraggio in tre ore”, e ha poi aggiunto di aver avviato “per la prima volta nella terra di Lucania il rilevamento della qualità dell'aria”. Come se non bastasse, quando gli ho chiesto di chiarire i ritardi nella comunicazione dei monitoraggi relativi all’ennesimo incidente/anomalia verificatosi il 28 settembre c.a., mi ha testualmente risposto: "L'Eni ce li contesta, noi li rimettiamo a posto...è chiaro che un'azienda appena noi gli contestiamo un superamento ci dice che la centralina non rileva bene...". Verrebbe da chiedersi cos’abbia da contestare l’Eni e perché. Io ci vedrei l’ennesimo segnale di una totale confusione dei ruoli, ma spero davvero di sbagliare. Dopo i disastri delle gestioni precedenti, Arpab ha bisogno di recuperare uno straccio di credibilità. Di certo se c’è una poltrona scomoda in Basilicata è la poltrona del direttore dell’Arpab. Raffaele Vita mi ha comunicato la sensazione di una persona sottoposta a fortissime pressioni.
- Come dichiarato dall’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, per la sola Val d’Agri si prospetta un raddoppio delle estrazioni. La Total, invece, è pronta a sviluppare il giacimento Tempa Rossa, dove è proprio l’assenza di un piano di monitoraggio ambientale a saltare all’occhio. A chi conviene andare avanti su questa strada?
Bolognetti - Di sicuro non conviene ai cittadini lucani. Non conviene a chi si è ritrovato a dover convivere con una discarica abusiva di fanghi petroliferi, ma di certo conviene a chi, essendo incapace di prefigurare un futuro altro, ritiene di aver trovato la gallina dalle uova d’oro. Anni fa sono arrivati con gli specchietti e le perline; poi è arrivato il bonus idrocarburi e San Rocco Papaleo con il suo Basilicata coast to coast. Tra il serio e il faceto, qualche tempo fa dopo aver letto la relazione che accompagnava il famigerato art. 20, poi diventato 16 del decreto sulle liberalizzazioni, ebbi a tracciare un parallelo tra la Basilicata e l’Iraq. Tradotto: ho l’impressione che ci stiano proponendo una sorta di programma oil for food.
- Si è parlato tanto, negli ultimi mesi, della legge di moratoria petrolifera regionale che, però, si è presto rivelata un palliativo che di fatto non ferma le attività estrattive. Cosa non ha funzionato.
Bolognetti - Io ho visto nell’art. 37 il tentativo di frenare la valanga che rischia di travolgerci e che passa anche attraverso provvedimenti che vanno ad esautorare definitivamente le comunità locali e attraverso la modifica dell’art. 117 della Costituzione. A leggere certi documenti, come - per esempio - il cosiddetto “Manifesto per il sud”, sponsorizzato da Fondazioni Campan-palermitane, l’obiettivo mi sembra solare ed evidente. Magari un tentativo tardivo e uno strumento debole, ma dobbiamo anche considerare le forze palesi e occulte con cui ci stiamo confrontando. Io ci ho letto una presa di coscienza e mi aspetto azioni coerenti con le dichiarazioni rese. Non dimentichiamo che quella che impropriamente viene definita “moratoria” era stata invocata da decine di associazioni ambientaliste. Siamo un piccolo lembo del Mezzogiorno d’Italia che è finito anche nelle valutazioni delle agenzie di rating(vedi Goldman Sachs su Progetto Tempa Rossa).
- Lei da anni denuncia il grave inquinamento del Lago del Pertusillo, dove sono state rinvenute tracce di idrocarburi. E per averlo fatto, oggi, è sotto processo. Ci racconti brevemente la vicenda, anche dal punto di vista delle risposte istituzionali.
Bolognetti - Beh, a giudicare da una recente risposta che il ministro Balduzzi ha dato ad un’ interrogazione radicale sono tracce consistenti. Il Ministro tra l’altro scrive: “Nel luglio 2011 campioni prelevati da Arpab in punti diversi hanno mostrato alte quantità di idrocarburi totali”. Dalle analisi che commissionai alla Biosan di Vasto nel gennaio 2010 emerse la presenza di Bario. Altre associazioni ambientaliste, quali l’Epha, hanno in più occasioni riscontrato la presenza di metalli pesanti e idrocarburi. Nel marzo del 2010 la mia abitazione fu letteralmente invasa da Carabinieri e Polizia postale e questo dopo uno stato di fermo presso la Stazione dei CC di Latronico durato 4 ore. Su disposizione del sostituto procuratore Colella vennero a perquisire la mia abitazione alla ricerca di fonti. C’è da sorridere amaro. Forse avrebbero fatto bene a perquisire altrove e magari ad indagare su un decadimento della qualità delle acque certificato dalla stessa regione nel 2004. Fatto sta, lo spero davvero, che si decidano a processarmi, perché trovo l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio semplicemente lunare. In sede di udienza preliminare mi sono permesso di ricordare quanto recita l’art. 5 comma C della disattesa Convenzione di Aarhus: “In caso di minaccia imminente per la salute umana o per l'ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali, siano diffuse immediatamente e senza indugio tutte le informazioni in possesso delle autorità pubbliche che consentano a chiunque possa esserne colpito di adottare le misure atte a prevenire o limitare i danni derivanti da tale minaccia”. Ecco, io credo di essermi comportato da buon cittadino, ma evidentemente qualcuno preferisce il silenzio delle carpe del Pertusillo. Quando ti occupi di certe vicende e di certe questioni di cose strane te ne capitano tutti i giorni, e tu lo sai bene. Non l’ho mai raccontato pubblicamente, ma in questi anni mi è capitato di ricevere la telefonata di un tizio che a un certo punto mi fa: “Io non ti dico di non fare quello che stai facendo, fallo mai stai attento. Quando ti muovi non dirlo a nessuno; tu non sai chi sono le persone che ti stanno attorno”. Oppure può succedere che ti presenti in una stazione dei Carabinieri per presentare un esposto sulla sorgente Acqua dell’abete e il maresciallo quando ti vede ti fa: “Ti stavo cercando”. Perché mi cercavano? La Procura voleva conoscere le fonti di un articolo che avevo scritto tre anni prima. La cosa divertente è che le fonti erano indicate con chiarezza nel testo. E allora ti viene in mente “Petrolio” e ti ricordi del pasoliniano Aldo Troya.
Approfondimenti
Il Petrolio sotto le colline della Basilicata (fonte l'Internazionale, 9 novembre 2012)
Catzi, 6 luglio 2012
Intervento all'XI Congresso di Radicali Italiani
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