Fonte Nuova del Sud, 27 ottobre 2012
di Paolo Sinisgalli
Combatte su più fronti, con la solita caparbietà e determinazione. Dall'emergenza democratica ai costi della malapolitica, dal petrolio alla Fenice. Negli ultimi giorni ha polemizzato con i vertici Arpab(con il di. Vita) per afferemazioni "surreali" sulla possibilità di controllare i dati dell'aria nei pressi di Viggiano. Maurizio Bolognetti, intanto, è in sciopero della fame con i suoi "compagni radicali. Dopo 48 ore di "digiuno", si evince il solito smalto e lucidità. E torna sul tormentone della "fame e sete di verità": Verità per esempio su quanto hanno registrato le centraline dell'Agenzia Regionale per L'Ambiente dislocate intorno al Centro Oli di Viggiano il 28 settembre scorso, quando le fiamme alte dalla torre Eni annunciavano, unitamente a boati e tremolii nelle abitazioni limitrife al Centro, l'ennesima anomalia degli impianti.
D. Intanto come sta?
Intanto diciamo che io non protesto, ma propongo. Sto bene e mi nutro della consapevolezza che è urgente interrompere la flagranza di reato contro i diritti umani e la Costituzione, che occorre agire per rimettere il nostro Stato sui binari di una legalità da troppo tempo negata. Un strage di legalità che, per dirla con Marco Pannella, si traduce in “strage di popoli”.
D. Perché quest’ultimo sciopero della fame, ad oltranza.
In materia di giustizia e del suo putrido percolato carcerario l’Italia è uno “Stato canaglia” incapace di rispettare la sua propria legalità. La questione giustizia è la più grande questione sociale che abbiamo in questo paese. Da trent’anni veniamo puntualmente condannati per la violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ci condannano per la irragionevole durata dei processi e perché le nostre galere sono assurte a luoghi di tortura per detenuti e agenti, per l’intera comunità penitenziaria. Noi diciamo che occorre un provvedimento di amnistia, di amnistia per la Repubblica, per uno Stato che sul piano tecnico-giuridico è un delinquente abituale. Voglio ringraziare Monsignor Agostino Superbo, che ancora una volta ha voluto levare la sua autorevole voce per dire che “la Chiesa sente che l'impegno per l'amnistia, la giustizia, la liberta' rappresenta un fatto che va nella direzione di una possibile e necessaria riconciliazione”. Pietro c’è, Cesare purtroppo si comporta come Ponzio Pilato. Intanto nelle catacombe si crepa in silenzio.
D. Parallelamente alla solidarietà all’onorevole Bernardini, continua la battaglia con ArpaB per i dati.
Rita, Irene, Marco, i miei compagni di lotta stanno dando l’anima e stanno dando corpo a un dato di resistenza straordinario, opponendo la nonviolenza alla violenza del potere. Avevo fatto un’apertura di credito alla gestione di Raffaele Vita. Occorre che al più presto Arpab dia pienamente corpo a quanto sancito dalla Convenzione di Aarhus. Occorre onorare il diritto a poter conoscere per deliberare. A 30 giorni dall’ennesimo incidente verificatosi presso il Centro Oli, ancora non è dato sapere cosa hanno rilevato le centraline.
D. Ritiene di essere solo in questa battaglia sul “Processo comunicativo”.
No, ma ritengo che anche alcuni ambientalisti agiscano nella logica di istituzioni che ritengono di dover gestire l’informazione ambientale come se fosse cosa loro.
D. Non rileviamo la stessa attenzione, almeno in quest’occasione, da parte delle Associazioni Ambientaliste.
Io credo che il concetto del diritto a poter conoscere per deliberare non sia stato metabolizzato fino in fondo da tutti. Al di là degli inquinamenti e degli avvelenamenti, la battaglia principale deve essere condotta su questo fronte. Basta omertà!
D. Forse è lei impaziente. Nell’intervista per Radio Radicale i vertici dell’Arpa regionale si sono impegnati a comunicare i dati. Pirati informatici permettendo.
Impaziente? Voglio ricordare ai lettori che l’Osservatorio ambientale previsto dagli accordi Eni-Regione è nato con lustri di ritardo. Voglio ricordare che per troppo tempo i monitoraggi sono stati a dir poco carenti.
D. Dobbiamo pensare che l’attacco al sito dell’Agenzia non è casuale, bensì legato alla nuova gestione che, almeno nelle dichiarazioni lascia intravedere un’apertura dei Processi comunicativi?
Non voglio adombrare complotti. Dico solo che certe coincidenze fanno riflettere e che di certo la poltrona di direttore dell’Arpab nella Basilicata Saudita è una poltrona bollente e scomoda. Io voglio collaborare con Arpab, ma Arpab deve capire che occorre spalancare porte e finestre.
D. Intanto risulta che Eni contesti ad ArpaB i superamenti dei livelli minimi.
Appunto, vorrei capire cosa contestano e perché.
D. Lei ha scoperto anche che il comune di Viggiano contesta a Eni alcuni superamenti dei livelli minimi in alcuni periodi.
Sì, ma purtroppo il comune di Viggiano quei dati li tiene per se. Il comune di Viggiano in una missiva indirizzata ad Eni il 24 maggio 2012 esprime preoccupazione per gli “effetti tossici” delle emissioni. Anche il sindaco Alberti è lontano anni luce da Aarhus e dal dare corpo a un dato di vera trasparenza.
D. Intanto non si è fatto nulla sul fronte preventivo, anche in chiave di esercitazioni per le popolazioni previste dai Piani di sicurezza.
Questa è una cosa incredibile. Parliamo di un insediamento industriale che la direttiva Seveso definisce “a rischio incidente rilevante”. Il “clandestino” piano di emergenza esterno dovrebbe prevedere esercitazioni, ma in 15 anni nada de nada.
D. In queste ore nella Basilicata, terra di pozzi, è in atto un forte sciame sismico. Quali rischi oltre quello dei crolli.
Penso al pozzo di reiniezione Monte Alpi 9 or deep in territorio di Grumento Nova. Quel pozzo è ubicato in zona ad alto rischio sismico e in prossimità di un invaso.
D. Chi vivrà vedrà! Se non interrompe lo sciopero per tempo, non saprà come questa storia finisce.
Tranquillo, la mia fame di verità mi manterrà vivo a lungo. Di certo più vivo di farisei e sepolcri imbiancati. Ernesto Rossi diceva: “Fai quel che devi, accada quel che può”.
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