
Dichiarazione di Rita Bernardini, deputata radicale, membro della Commissione Giustizia:
Ci avevano detto, Presidente della Repubblica in testa, che al posto dell’amnistia e dell’indulto (per i quali non c’erano le condizioni politiche, per conquistare le quali non si è fatto nemmeno uno straccio di messaggio alle Camere) ci sarebbero stati urgenti riforme strutturali di depenalizzazione e decarcerizzazione che avrebbero rimesso in moto il sistema e fatto rientrare l’Italia nella legalità costituzionale.
Il Presidente Napolitano dovrebbe dirci oggi che ne è di quelle riforme. Può essere che non lo sappia o che si sia accontentato delle rassicuranti esternazioni del ministro della giustizia, ma ciò che è avvenuto, dopo il convegno del Senato di fine luglio 2011in cui il Presidente Napolitano aveva pronunciato parole che non stiamo qui a ripetere tanto oggi risultano vuote, è che le carceri continuano ad essere luoghi di violazioni di diritti umani fondamentali e che di depenalizzazione per non ingolfare l’esausto sistema della giustizia siamo nella fase dell’”occorre approfondire” e del “bisogna riflettere”.
Quattrocentocinquanta giorni scanditi dalle morti e dai suicidi della comunità penitenziaria e dalla disperazione di milioni di cittadini che hanno a che fare con l’irragionevole durata dei processi civili e penali.
A sei mesi dalla fine della legislatura, del disegno di legge delega al governo “in materia di depenalizzazione, pene detentive non carcerarie, sospensione del procedimento per messa alla prova e nei confronti degli irreperibili”, è stata stralciata la materia della depenalizzazione e, quanto alle pene detentive non carcerarie, tanto i relatori quanto la Presidente Bongiorno hanno esternato forti perplessità tanto da invocare emendamenti governativi per ridimensionarne la portata o, addirittura, il depennamento o lo stralcio.
E, allora, caro Presidente, cosa rimane della “prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile”? Rimane forse il tradimento dei cardini di uno stato di diritto del quale i Radicali e la comunità penitenziaria dovranno continuare, con la nonviolenza, a farsi carico?
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