
Dichiarazione di Rita Bernardini, deputata radicale in Commissione Giustizia
L’11 aprile scorso la Presidente della Commissione Giustizia Giulia Bongiorno rispondeva alle mie rimostranze sul mancato abbinamento al ddl del Governo su depenalizzazioni e decarcerizzazione della proposta di legge radicale di riforma della custodia cautelare, ricordando che l’Ufficio di Presidenza aveva “già stabilito l’inserimento nel calendario della Commissione delle proposte di legge in materia di misure cautelari detentive” e che riteneva che l’esame di queste proposte potesse avviarsi “tra due settimane”.
Di settimane ne sono passate più di quattro e nulla è accaduto. Così come è al palo lo stesso ddl della Severino che avrebbe dovuto essere – a detta del Governo – la seconda gamba che avrebbe consentito di affrontare lo stato di illegalità (e di morte) delle carceri italiane e del sovraffollamento dei processi e della loro irragionevole durata per la quale da trent’anni l’Italia è condannata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa.
La prima gamba, come tutti sappiamo, era stata il cosiddetto “svuotacarceri” che non solo non ha avuto alcun effetto sul sovraffollamento come era facile prevedere, ma addirittura si confronta con i nuovi dati diffusi dall’OSAPP di Leo Beneduci, che ci dicono che “in una sola settimana, c’è stato un aumento di quasi 500 detenuti ed una diminuzione di 200 posti delle disponibilità alloggiative”: 66.637 in 45.586 posti.
Da sottolineare, a proposito della necessaria riforma della custodia cautelare, che dei quasi 67mila detenuti ben il 42 per cento sono in attesa di giudizio e che la metà di loro, all’esito del processo, sarà riconosciuta innocente, come è accaduto finora.
Le istituzioni tutte, a partire dal Presidente della Repubblica, hanno l’obbligo di intervenire immediatamente per uscire da questa flagrante, reiterata, violazione del diritto e dei diritti. Noi radicali da tempo ci battiamo e proponiamo l’amnistia (e l’indulto). Possiamo sbagliarci. Ma per quanto anche Marco Pannella e tutti noi abbiamo continuato a sollecitare critiche, polemiche o sostegni espliciti, non abbiamo di fatto che dovuto riscontrare o uno scontato ma silenzioso consenso o, pur sempre nel clima italiano, censura o autocensura, anch’esse assolutamente pre(occupanti).