
“Adriano Sofri dovrebbe chiedersi perché in venti anni di polemiche sulla TAV, con più o meno gli stessi protagonisti, i NO TAV non abbiano mai chiesto un referendum, come ad esempio hanno fatto quelli contro il Dal Molin a Vicenza. La risposta è semplice: sapevano che l’avrebbero perso anche in bassa Val di Susa e si sono sempre preparati alla battaglia sul campo.”
Questo l’inizio dell’intervento di Silvio Viale, presidente di Radicali Italiani e consigliere comunale a Torino, sulla evocazione di Adriano Sofri di un referendum in Val di Susa. Silvio Viale ha proseguito:
“Non è una colpa non essersi occupato granché di TAV, una questione tecnicamente relegata nel profondo nord-ovest del Paese, ma Adriano Sofri dovrebbe scendere dal pero e prendere atto che il collegamento veloce transpadano, dalla Slovenia alla Francia, riguarda l’Italia e il concetto politico di Europa. La TAV non ha altri percorsi alternativi verso Lione, se non attraverso la Valle d’Aosta o la Liguria, ovvero più a nord fuori dall’Italia. Questo non significa che non ci sia spazio per una consultazione delle popolazioni interessate, ma che bisogna decidere se vi sia un diritto di veto. La TAV per arrivare in Val di Susa attraversa altri territori, anche Torino, ed e pacifico che un referendum anche solo su base provinciale avrebbe un esito scontato a favore della TAV. Del resto anche in Valle i partiti del fronte del NO non hanno mai vinto alle elezioni europee, provinciali, politiche e regionali. Lo stesso movimento NO TAV, più che a convincere la maggioranza dei cittadini, ha sempre puntato ad una egemonia culturale sul territorio e al condizionamento dei partiti di centrosinistra. Ora anche al ricatto dei blocchi. Lo stesso slogan storico “sarà dura” punta più sul prezzo da far pagare che su una possibile vittoria. Se un referendum può sembrare una proposta di dialogo – sia pure il benvenuto – occorre, però, essere consapevoli che si tratta di un vicolo cieco. Una vittoria dei SI non fermerebbe le buone ragioni della lotta del NO. Una vittoria del NO sancirebbe un anacronistico diritto di veto locale su ogni opera di interesse nazionale. Se si fosse fatto un referendum per l’attuale autostrada della Val di Susa, all’epoca avrebbero certamente prevalso i NO, mentre oggi nessuno osa contestarne l’impattante esistenza. Se Sofri pensa davvero che i NO TAV abbiano ragione, lo dica. Se pensa che la Torino-Lione non s’abbia da fare, lo dica. Prima di lui lo hanno già detto l’ex ministro Di Pietro, Vendola, Ferrero e Don Ciotti. Difficile, però, che il dialogo si possa costruire sul bloccate i lavori e non fateli mai più ripartire. Quindi, il mio invito per Sofri è che scenda dal pero e si schieri, ma ci dica se si tratta di valori non negoziabili, perché con i criteri tecnici delle analisi No TAV non si sarebbe mai costruita la Napoli-Portici e nessuna altra ferrovia.”
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