
Dichiarazione di Rita Bernardini, membro della Commissione giustizia della Camera dei Deputati
Premesso che, nell’assieme, diamo un giudizio positivo sul governo Monti, i deputati della delegazione radicale si asterranno per non negare esplicitamente la fiducia al Governo, come sarebbe necessario visto che il decreto sulle carceri conferma e prolunga il comportamento di uno Stato letteralmente criminale che viola costantemente leggi italiane ed europee e la nostra Costituzione repubblicana. Sarà astensione la nostra anche perché non vogliamo confonderci con le motivazioni veramente ripugnanti di chi, in primo luogo i deputati di Lega e IDV, la fiducia negherà. E che lo Stato agisca contro i diritti umani universalmente acquisiti non è solo presa di posizione di “estremisti radicali”. Non è in palese contraddizione con il decreto varato lo stesso Ministro della Giustizia che, uscendo dal carcere di Sollicciano a Firenze, afferma che le celle sono luoghi di tortura? E perché non dare atto della presa di posizione forte del Presidente del Senato Renato Schifani che, dopo aver visitato Regina Coeli dice che siamo quasi ad un punto di non ritorno. O riusciamo – ha detto Schifani – a risolvere il problema una volta per tutte, oppure sarebbe bene che tutte le istituzioni indistintamente facessero un passo indietro.
L’emergenza carceri è un fatto ineludibile e improcrastinabile, perché ne va del senso di civiltà del Paese”. Il decreto Severino affronta il problema in modo “ineludibile e improcrastinabile” come afferma Schifani o con la “prepotente urgenza” richiamata dal Presidente Napolitano che a luglio aveva parlato di giustizia e carceri come di una situazione “che ci umilia in Europa? No, e lo sa anche il Governo che, cifre alla mano, prevede che – nell’arco di un anno – andranno alla detenzione domiciliare solo 3.300 detenuti, quando i posti che mancano nelle carceri sono più di 22.000! E non è solo una questione di spazi che sono insufficienti persino a custodire animali, ma questione di cure negate, di mancato rispetto della territorialità della pena, di costrizione del detenuto all’ozio forzato, di sporcizia e totale mancanza di igiene. Per non parlare dei 27.000 presunti innocenti lasciati a marcire in cella in attesa del processo. Ieri l’Italia è stata condannata per l’ennesima volta dalla Corte europea dei diritti umani per aver sottoposto un detenuto a trattamento inumano e degradante. Il detenuto nel carcere di Parma non solo non riceveva cure adeguate ma, costretto in carrozzina, non riusciva letteralmente a muoversi per la presenza di barriere architettoniche.
La Corte di Strasburgo, ha dunque ribadito il principio secondo cui gli Stati hanno l’obbligo di assicurare che tutti i carcerati siano detenuti in condizioni compatibili con il rispetto della dignità umana e garantendo in modo adeguato il diritto alla salute. Noi radicali, con Marco Pannella e la sua lotta nonviolenta condotta assieme a tutta la comunità penitenziaria, sosteniamo che le carceri siano l’anello terminale di una Giustizia fuorilegge, che ha sulle spalle un carico di oltre dieci milioni di procedimenti penali e civili pendenti; una giustizia che, sul fronte penale, lascia cadere in prescrizione i processi al ritmo di 180.000 all’anno. E l’amnistia la chiediamo non come “clemenza” ma come un provvedimento costituzionale volto e atto a far rientrare nella legalità lo Stato italiano imbarbarito tanto dall’irragionevole durata dei processi, quanto da un sistema penitenziario incivile e criminale.