
In seguito a un impegno del Governo per quel che riguarda la questione dei ritardi nei pagamenti alle piccole e medie imprese e ai professionisti da parte della Pubblica Amministrazione, Marco Beltrandi, che aveva iniziato undici giorni fa uno sciopero della fame, ha annunciato per il momento di sospenderlo.
Ieri il parlamentare Giuseppe Moles, del PdL gli aveva comunicato di aderire all’iniziativa, condividendone gli obiettivi:
“Dalla mezzanotte di oggi anche io, come tanti imprenditori in Italia, ho iniziato uno sciopero della fame di 24 ore come testimonianza di protesta contro i ritardi dei pagamenti della Pubblica Amministrazione nei confronti di professionisti e piccole e medie imprese. Ho sottoscritto anche io 3 anni fa (come altri 80 deputati di tutti i gruppi parlamentari) la Proposta di Legge a prima firma Beltrandi proprio per far si che ogni giorno imprese competitive non chiudano strozzate dai crediti non riscossi dalla P.A.. Ritengo ormai improrogabile che il governo dia soluzione alla questione dei diritti negati per i ritardi di pagamenti: ad oggi l'esposizione della P.A. Nei confronti delle imprese è pari a 90 miliardi di euro e le imprese attendono tempi biblici per avere quanto dovuto, il governo Monti ha stanziato solo 5,7 miliardi dei 90 dovuti, e il nuovo testo dell'art 14 della legge comunitaria non risolve ma rimanda di mesi il problema. La certezza del diritto si fonda sul principio che i patti devono essere rispettati: quale credibilità può avere uno stato se non è leale e non rispetta i patti?”.
Sempre nella giornata di ieri, Beltrandi è intervenuto alla Camera, ricordando che oltre a lui erano in sciopero della fame anche numerosi imprenditori. Beltrandi ha ricordato che “…c'è una proposta di legge di tre anni fa che è stata presentata insieme al collega Antonio Misiani del Partito Democratico che è stata sottoscritta da 80 parlamentari di tutti i gruppi, eccetto la Lega Nord Padania, ma in questi tre anni fra interpellanze, appelli non si è praticamente addivenuto a nulla. Ora, a fronte di tutto questo e a fronte della censura pressoché totale, eccetto di “Radio Radicale”, su questa battaglia politica in corso, cosa abbiamo? Abbiamo l'articolo 14 nella nuova formulazione che è stata sottoposta stamattina al nostro esame. Devo dire che, certo, noi voteremo questo articolo 14 perché sicuramente, rispetto al nulla che si stava profilando ieri, rappresenta comunque un passo avanti; però, devo anche dire una cosa: si parla di sei mesi, almeno sei mesi più altri 40 giorni, così leggo. Fra sei mesi e 40 giorni, o non so cosa, non so quante imprese nel frattempo avranno chiuso, quanti operai saranno stati licenziati e il danno che avremo arrecato all'economia di questo Paese e anche ai conti pubblici”.
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