
«Oggi, dopo cinque anni di richieste di colloquio, mi ha chiamato il magistrato di sorveglianza (dottoressa Ilaria Grazia Manganaro) e mi è sembrata una presa in giro. Sono un prigioniero con il cuore libero e ho detto al magistrato di sorveglianza quello che pensavo: "La mia prima richiesta d'incontrarla risale a cinque anni fa, la legge le impone d'incontrare i detenuti periodicamente, lei non lo fa, alcuni detenuti non la incontrano da dieci anni, per questo motivo non ho alcuna fiducia in questo magistrato di sorveglianza, perché la legalità prima di pretenderla va data". Le ho augurato buon lavoro e me ne sono andato…», a partire da questa testimonianza recentemente riportata nel suo diario da Carmelo Musumeci, detenuto nel carcere di Spoleto, e dalle altre lamentele raccolte tra i reclusi della struttura, la deputata radicale Rita Bernardini ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia sull’operato della magistratura di Sorveglianza responsabile dell’istituto umbro.
Come riportato nel testo dell’interrogazione, l'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000 prevede che «Il magistrato di sorveglianza, nell'esercizio delle sue funzioni di vigilanza, assume, a mezzo di visite e di colloqui e, quando occorre, di visione di documenti, dirette informazioni sullo svolgimento dei vari servizi dell'istituto e sul trattamento dei detenuti e degli internati». Inoltre, secondo il 1o comma dell'articolo 75 «il magistrato di sorveglianza, il provveditore regionale e il direttore dell'istituto, devono offrire la possibilità a tutti i detenuti e gli internati di entrare direttamente in contatto con loro. Ciò deve avvenire con periodici colloqui individuali, che devono essere particolarmente frequenti per il direttore. I predetti visitano con frequenza i locali dove si trovano i detenuti e gli internati, agevolando anche in tal modo la possibilità che questi si rivolgano individualmente ad essi per i necessari colloqui ovvero per presentare eventuali istanze o reclami orali. (...)».
Alla luce delle disposizioni di legge, Rita Bernardini si è dunque rivolta al Guardasigilli per sapere se corrisponda al vero che il magistrato di sorveglianza di Spoleto, dottoressa Manganaro, non abbia ritenuto di visitare, anche per anni, detenuti del carcere umbro che avanzino richiesta secondo quanto previsto dalla normativa vigente; se ritenga di appurare, attraverso gli appositi registri, quante siano state le visite effettuate dalla dottoressa Manganaro, anche in rapporto a quelle di altri colleghi; se e come intenda intervenire nella questione.
A questo link il testo integrale dell'interrogazione » [2]
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