
Sembrerebbe che nella casa circondariale materana di via delle Cererie si sia riusciti nell’incredibile impresa di mettere assieme la questione di carceri assurte a luogo di tortura per detenuti e agenti di Polizia penitenziaria, con quella dell’inquinamento ambientale e dei veleni industriali e politici. Abbiamo spesso ripetuto in questi mesi che l’Italia è uno “Stato canaglia” sul fronte della tutela ambientale e della salute umana, così come sul fronte della questione giustizia e del suo putrido percolato rappresentato dalle condizioni di detenzione vissute nelle patrie galere e dalle condizioni di lavoro nelle patrie galere. I veleni industriali e politici vivono e si materializzano in uno Stato che non riesce a rispettare la sua propria legalità, dove la democrazia è diventata un guscio vuoto e trionfa la “democrazia reale”. La questione giustizia-carceri e quella dei veleni industriali e politici sono due facce di una stessa medaglia: quella di un paese dove non vige lo Stato di diritto e dove la quotidiana strage di legalità si fa strage di popoli. E’ la peste italiana con i suoi commi e i suoi capitoli. Il segretario regionale della Uil Penitenziari, Giovanni Grippo, denuncia dalle pagine della Gazzetta che a Matera ciò che è previsto dalle legge non esiste, come nel caso dell’impianto di videosorveglianza. Grippo racconta che in Basilicata ci sono carceri dove i detenuti dormono all’addiaccio e l’ acqua piove nelle celle. La ciliegina sulla torta è rappresentata dalla notizia delle “acque bianche di raccolta” della casa circondariale di Matera, che finiscono con il mescolarsi con le acque di fogna, “finendo nella canalizzazione che è indirizzata verso il torrente Gravina”. Il dubbio è che queste acque finiscano nel torrente tal quali, cioè senza aver subito un processo di depurazione. Di fronte alla denuncia del segretario della Uil non possiamo che esprimere una volta di più la nostra vicinanza e solidarietà all’intera comunità penitenziaria.
Di Maurizio Bolognetti, Segretario Radicali Lucani
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