
Ho conosciuto il Partito Radicale durante gli anni peggiori del regime di Mubarak, quando Emma Bonino venne in Egitto a sostenere la mia famiglia, e quella degli altri prigionieri, e si impegnò per nostra liberazione”, ha raccontato Saad Ibrahim, storico oppositore egiziano al regime di Mubarak a lungo incarcerato nel suo paese, intervenendo oggi al 39° Congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, in corso a Roma presso l'Hotel Summit.
“Ho ascoltato i dissidenti cubani denunciare che nel loro paese non c’è libertà di espressione. In Egitto avevamo libertà di esprimerci, ma una volta che ti eri espresso finivi in galera. Tutto ciò è finito quando i nostri giovani, uomini e donne, si sono radunati in piazza Tahir per chiedere la fine di un regime che vedeva Mubarak al potere da 30 anni: il regno più lungo, in seimila anni di storia, dopo quello di Ramsete!”, ha osservato Ibrahim.
“Noi egiziani, insieme ai rivoluzionari tunisini e quelli libici, abbiamo messo fine alla tesi, propugnata in Occidente, secondo cui l’Islam sarebbe incompatibile con i principi democratici e gli arabi sarebbero immuni alla democrazia. Gli arabi si sono finalmente sollevati contro i loro regimi, meglio tardi che mai!
Adesso la priorità è consolidare la nostra rivoluzione, difenderla dai rischi di aborto o dirottamento da parte dei militari, dei controrivoluzionari, ma anche degli estremisti islamici che potrebbero approfittare dell’apertura democratica per prendere il potere. Per tutelare la nostra “primavera araba” abbiamo bisogno di combattenti della libertà e democratici del mondo come voi”, ha spiegato ancora Saad Ibrahim alla platea del 39° Congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, dove siedono iscritti e ospiti di 45 paesi diversi.
Quindi, amici del nord del Mediterraneo, tenete d’occhio la sponda meridionale, aiutateci consolidare la nostra rivoluzione anche per i tanti giovani che sono morti per realizzarla. Solo così ci sarà speranza per la pace in Medioriente e non solo. Se infatti, come affermava Kant, nessuna democrazia può combattere contro un’altra, democrazia, giustizia e pace andranno di pari passo anche in una regione a lungo dilaniata dalla guerra”.
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