
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani
I dati sulla prevalenza delle malattie tumorali, distribuiti dall’assessorato regionale alla sanità, attestano che nel 2010 in Basilicata si registra una percentuale di malati superiore alla media italiana nella fascia di popolazione che va dai 15 ai 59 anni per gli uomini e da zero a 54 anni per le donne. Per ciò che concerne invece l’incidenza, dal confronto dei dati dei quinquenni 1997-2001 e 2002-2006(presenti sul sito del Crob) emerge che in molti casi la Basilicata raggiunge e sorpassa la media nazionale. Ciò detto, gioverà ricordare che inquinamento non significa solo incremento delle malattie tumorali, ma anche, o forse soprattutto, delle malattie cronico-infiammatorie. Ciò che occorre in Basilicata è un’indagine epidemiologica capillare che entri nel dettaglio. In zone come Tito, il Vulture, la Val Basento e la Val d’Agri abbiamo bisogno di “Mappe epidemiologiche geografiche”. Tradotto: occorre una “fotografia” che consenta di rilevare gli anomali tassi di incidenza di malattia specie in prossimità di impianti industriali o aree fortemente inquinate. La perdurante mancanza di indagini inerenti la diffusione di patologie croniche, quali le immunitarie (tiroiditi autoimmuni, dermatiti, artriti, endometriosi, forme infiammatorie vascolari, polmonari, allergie ecc.), le patologie multisistemiche, come la Sensibilità Chimica Multipla, l'autismo, i disordini bipolari, i deficit di attenzione, oppure quelle neurodegenerative, costituisce pregiudizio e discriminazione grave e socialmente ingiustificabile nei confronti dei pazienti che ne sono affetti, poiché tali malattie vedono negli ambientali i principali fattori di rischio e di moltiplicazione di morbilità.
Trovo piuttosto singolare il fatto che mentre in letteratura scientifica è ampiamente dimostrato il nesso tra la presenza di un inceneritore e l’aumento di malattie non solo tumorali, nella Lucania fenix tutto questo viene sbrigativamente smentito grazie alle ineffabili dichiarazioni della Asp di Venosa e alle non meno ineffabili valutazioni commissionate da Fenice Srl.
Circa le patologie oncologiche, sarebbe significativo soffermarsi, anziché sul dato numerico complessivo di mortalità, sulle caratteristiche delle forme tumorali occorse e sulle specificità dei soggetti colpiti. La giusta modalità di rilevazione statistica epidemiologica è stata sottolineata anche in un recente lavoro scientifico, dal quale emerge un dato di maggiore mortalità per patologie tumorali, nelle forme maligne, nei centri abitati situati nei pressi di un’area industriale (Malignant cancer mortality in Province of Taranto). A nostro avviso, occorrerebbe istituire una commissione tecnica trasparente, finalizzata a selezionare le procedure idonee alle indagini epidemiologiche territoriali, integrata dall'apporto di figure peritali super partes di alto livello e terze rispetto alla ASP, oltreché aperta alle associazioni sanitarie ed ecologiste della provincia, con finalità consultive e di controllo.
Infine, ma non ultimo, gioverà ricordare che nelle popolazioni esposte alle emissioni di inquinanti provenienti da inceneritori sono stati segnalati numerosi effetti avversi sulla salute, sia neoplastici che non. Come ci ricorda la prof.ssa Gentilini, fra questi ultimi si annoverano: “incremento dei nati femmine e parti gemellari, incremento di malformazioni congenite, ipofunzione tiroidea, diabete, ischemie, problemi comportamentali, patologie polmonari croniche aspecifiche, bronchiti, allergie, disturbi nell’ infanzia”.
La stessa Gentilini ci ricorda che per quanto riguarda le diossine, gli inceneritori risultano essere la seconda fonte di emissione in Europa, dopo le acciaierie. La tossicità delle diossine, ricordiamolo, si misura in picogrammi e le stesse, oltre ad essere liposolubili e persistenti (tempi di dimezzamento 7-10 anni nel tessuto adiposo, da 25 a 100 anni sotto il suolo), vengono assunte per il 95% tramite la catena alimentare, in quanto si accumulano in cibi quali carne, pesce, latte, latticini, compreso il latte materno, che rappresenta il veicolo in cui esse maggiormente si concentrano. Che altro aggiungere, se non che a dover dar credito a certi Soloni, in Basilicata, contrariamente a quanto avviene nel resto del mondo, l’inquinamento prodotto dall’industria petrolifera e dagli inceneritori sembra essere addirittura un elisir di lunga e sana vita. L’atteggiamento delle nostre istituzioni, anche in considerazione della incredibile decisione di trasferire Sigillito e Bove in uffici dove dovrebbero svolgere mansioni che fanno a pugni con il loro recente operato, ricorda sempre più quello del Marchese del Grillo: “Io so io e voi non siete un cazzo.”
Approfondimenti
"Il Caso Basilicata" - Venosa, 14 ottobre 2011 [2]
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