
Da premessa dell’autore al libro “La Peste Italiana. Il Caso Basilicata”
Discariche al collasso, discariche abusive, discariche che inquinano; “monnezza” che si sposta da una parte all’altra della regione; raccolta differenziata mai decollata, smaltimento illecito di rifiuti pericolosi; l’inceneritore Fenice di proprietà della multinazionale francese Edf, che ha inquinato la falda acquifera del fiume Ofanto; controlli ambientali carenti e dati nascosti; sorgenti inquinate e siti di bonifica di interesse nazionale non bonificati; fosfogessi radioattivi e fanghi di perforazione; fogne che scaricano a cielo aperto e veleni che finiscono nelle dighe; inchieste su reati ambientali che vanno in prescrizione o che scompaiono in qualche Procura e veleni interrati in cave o pozzi; società che agiscono in autocontrollo e malattie tumorali in aumento in tutta la regione. Sullo sfondo la lunga mano delle ecomafie.
Proveremo a raccontare un contesto fatto di illegalità e di mancata assunzione di responsabilità. Parafrasando lo scrittore Roberto Saviano, si potrebbe dire che in Basilicata “il puzzo del malaffare è coperto dalle parole rassicuranti di quelli che ripetono a oltranza che tutto va bene”. Il contesto lucano richiama alla memoria una frase di Marco Pannella: “La strage di legalità ha sempre per corollario, nella storia, la strage di popoli”.
Maurizio Bolognetti
Direzione nazionale Radicali Italiani