
“I NO TAV dovrebbero chiedersi perché siano sempre meno numerosi nonostante l’amplificazione mediatica e l’impegno massiccio di molti sindacati e partiti della sinistra. Forse perché i cittadini hanno capito che la TAV va oltre il localismo della Val di Susa o le filosofie mondialiste sulla decrescita, ma riguarda l’Europa e lo sviluppo del nostro paese . Dopo la messinscena del taglio della rete, seconda solo a quella dell’ampolla del Dio Po, si può dire che siamo entrati nella fase MO TAV. Non si deve impedire il dissenso, ma non si possono impedire i lavori con violenze e minacce.”
Questa l’inizio della dichiarazione di Silvio Viale, presidente di Radicali Italiani consigliere comunale a Torino nel gruppo del PD, che ha proseguito:
“E’ finita anche la farsa della disobbedienza civile a mani nude e a volto scoperto, ma con le cesoie in mano e le pietre in cassaforte. Non sarò certo io a contestare la soluzione pacifica concordata con la Prefettura. Se Perino e Ferrero sono contenti di un buco che verrà subito rattoppato, mi rallegro per loro, che non hanno certo la cultura della violenza in testa. Altrimenti avrebbero potuto pensare di potere varcare la zona rossa in fila per due e lasciarsi arrestare in centinaia, senza alcuna reazione violenta. Centinaia, magari migliaia, di manifestanti fermati, denunciati e rilasciati, avrebbero avuto certamente un altro impatto. Non avrebbero spostato il punto di merito, ma avrebbero tolto il sapore che per buona parte dei NO TAV la lotta in Val Di Susa abbia ben altre ragioni politiche e strategiche che la TAV in se. Non so a quante volte verranno moltiplicate le migliaia di dimostranti di oggi della Val di Susa, ma la realtà è che è sempre di più una lotta ideologica lontana dagli interessi dei cittadini. Per questa finita l’era NO TAV si tratta di passare a quella MO’ TAV.”
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