
Per Marco Pannella l'Aventino era una stronzata. Questo in poche parole è quanto ha detto il leader radicale nell'intervento ad Un Giorno da Pecora su Radio2 di martedì 18 Ottobre. (video [2])
Il numero legale era scontato, dipendendo dalla sola eventuale defezione di 3 membri della maggioranza, e il gesto in sé irrispettoso delle istituzioni repubblicane. In ogni caso i radicali, come più volte annunciato e come avvenuto per tutta la legislatura, hanno votato contro la fiducia al governo.
Pannella incalzato sul perché la delegazione radicale avesse rifiutato l'Aventino ha ironizzato in più modi: "Perché col cazzo che ci hanno invitato"... "io non vado a fare stronzate con gli stronzi. E noi non facciamo 'il resto' di nessuno!". "La Bindi è stata male interpretata. Quando ha detto 'stronzi, stronzi, stronzi' si stava presentando, essendo lei la Presidente degli stronzi. È come quando io arrivo, mi presento e dico 'piacere Pannella'."
Ha poi preso alla larga la questione dell'alleanza col Pd "colpa della legge elettorale di Veltrusconi" e ha ridimensionato l'aggressione subita sabato scorso alla manifestazione [3] degli indignados "quella gente era assolutamente sincera, onesta con sé stessa, urlava il suo disprezzo nei miei confronti, ma era maleinformata [4], e solo per questo cosa dovrei fargli, dargli il reato d'opinione?. Intanto io più che occuparmi degli sputacchieri mi occupo di altre quisquiglie [5]: ad esempio di uno stato cosiddetto di diritto che sequestra 2 milioni di persone in 10 anni, chiamandoli detenuti".
Marco Pannella, dunque, nonostante la battuta sull'asilo politico in Mongolia ( durante la cerimonia [6] di consegna del premio 'l'Abolizionista dell'anno 2011' che Nessuno tocchi Caino ha dato al presidente della Repubblica della Mongolia,Tsakhia Eldbegodrj) dimostra di non voler mollare e che le sue priorità rimangono le grandi lotte di civiltà che da sempre combatte: riforma della giustizia, con l'appendice di carceri e amnistia, in primis.
Riguardo alla presunta radiazione dei radicali dal Pd ricorda l'autosospensione [7] della delegazione da più di un anno e fa notare con malizia che "Bersani, Niki di Sel, Di Pietro, i cosiddetti nostri alleati hanno stabilito di fare una politica d'opposizione insieme con Casini e, come ha detto anche Emma, l'alleanza esclude i radicali."
Pannella è stato lunedì anche ospite di RaiNews ( ascolta [8] ) dove, in merito all'accoglienza avuta alla manifestazione degli Indignados ha subito affermato "Esprimo la mia solidarietà a coloro che mi hanno accolto in quel modo, perché sono vittime dell'informazione di Regime, della non-democrazia italiana... Siamo italiani brava gente. Se io fossi nelle condizioni di disinformazione [9] e non democrazia di cui loro sono vittime, sarei stato io al posto loro contro me stesso. Abbiamo un popolo e un Paese che da 50 anni è sempre meno democratico e oggi è antidemocratico. Non è uno stato di diritto, non sono responsabili coloro che hanno espresso così i loro sentimenti, ma questa sporca, laida partitocrazia che opprime lo Stato italiano e dalla quale occorrerà liberare il Paese».
Ha poi contestato la proposta del leader dell'Idv Antonio Di Pietro e al ministro dell'Interno Roberto Maroni ha detto: "Abbiamo già fatto un referendum sulla legge Reale di questo tipo, se serve riprenderemo la lotta", ha detto Pannella, "Abbiamo combattuto contro misure di questo genere trent'anni fa [10] e lo faremo ancora adesso con altrettanto vigore".
Speciale - Come il Regime ti cucina gli Indignados [11]
Cinque ore dopo il voto di fiducia alla Camera, autorevoli testate giornalistiche, come Repubblica e Corriere della sera riportavano ancora la notizia falsa del sostegno dato dai radicali al Governo Berlusconi. Gli “effetti collaterali” della cattiva informazione sono lampanti: oltre la metà delle persone che abbiamo intervistato erano convinte che i deputati radicali avessero votato la fiducia al Governo. A cominciare da una giornalista del Fatto Quotidiano. Ascolta le interviste [12]
Il video dell'aggressione a Marco Pannella [13]
Pannella nel 1983 contro la "bancarotta fraudolenta" del debito pubblico [14]
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