
Superare privilegi iniqui e anacronistici è sacrosanto. L'unico intervento rivoluzionario, però, è l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti [2].
Dal 1993, quando gli italiani plebiscitarono il referendum radicale, la cifra versata ai partiti attraverso la truffa dei rimborsi elettorali è aumentata del 1.200%, arrivando a 500 milioni di euro solo per le elezioni politiche.
Su questa riforma, chi ci sta?
Per dirla tutta, Antonio Di Pietro è disposto a rinunciare ai 21 milioni di euro di finanziamento pubblico che incassa per le elezioni del 2008 pur avendo speso poco più di 4 milioni di euro?
Partiti finanziati dallo Stato significa partiti che non devono rispondere ai loro iscritti perché tanto i soldi per gli apparati sono garantiti per legge. Abbattere i costi della politica, che in realtà sono costi della partitocrazia, è urgente non solo come questione etica bensì come riforma necessaria per moralizzare e democratizzare la politica.
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