
La decisione del Governo di rispondere alla sentenza della Corte Europea di giustizia attraverso un decreto che applica solo la parte repressiva della Direttiva europea rimpatri, allungando a 18 mesi la reclusione nei Cie, dimentica che per questa direttiva la reclusione è solo l'ultima ratio nel processo di rimpatrio volontario del clandestino. La scelta di utilizzare il giudice di pace nelle espulsioni per evitare l'accusa di perpetrare la criminalizzazione dello stesso comportata dal reato di clandestinità, rende evidente il carattere propagandistico della norma.
Ancora una volta torniamo a chiedere al Parlamento di recepire la direttiva rimpatri scaduta dal 24 dicembre 2010 che nella sua integralità prevede una serie di garanzie per i cittadini entrati irregolarmente nel nostro Paese valutandone individualmente le posizioni al fine di non respingere per esempio donne incinte, minori, possibili fruitori della protezione internazionale.
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