RELAZIONE DI VALENTINA GIANNICCHI AL 1° CONGRESSO RADICALE DELLA PROVINCIA DI FROSINONE
La Ciociaria si conferma nel 2010 un territorio ad alto rischio idrogeologico. I dati pervengono dal rapporto Ecosistema Rischio 2010 stilato da Legambiente in collaborazione con il dipartimento di protezione civile. I dati risultano infatti da questionari posti da Legambiente alle stesse amministrazioni comunali. Si tratta dunque di un’autocertificazione degli organi e degli uffici comunali competenti in materia a rischio idrogeologico e pianificazione d’emergenza. Sono monitorati 33 comuni della Provincia di Frosinone e solo il capoluogo ottiene un “buono”. Raggiungono la sufficienza i comuni di Acuto, Collepardo e Arpino. Tutti gli altri comuni sono bocciati anche con voti molto bassi: Cassino con 3.5, Pontecorvo con 3, Fontana Liri con 2.5, Ceccano con 4.
I comuni hanno un ruolo determinante nella scelta sulla pianificazione urbanistica del territorio e possono ritenersi elemento strategico nella mitigazione del rischio idrogeologico. I sindaci sono come stabilisce la legge, la prima autorità di protezione civile. Le amministrazioni comunali possono intervenire per contrastare il rischio idrogeologico essenzialmente in due diversi settori: nelle attività ordinarie legate alla gestione del territorio, quali la pianificazione urbanistica, gli interventi di delocalizzazioni di abitazioni e di altri fabbricati dalle aree a rischio, l’adeguamento delle norme di salvaguardia dettate dalla pianificazione delle Autorità di bacino e la corretta manutenzione del territorio, nella redazione dei piani di emergenza, che tra l’altro devono essere conosciuti dalla popolazione per sapere il comportamento da attenere in caso di emergenza e infine nell’organizzazione locale di protezione civile per garantire soccorsi tempestivi ed efficaci in caso di alluvione o frana.
Nel Lazio nell’88% dei comuni, su 98 amministrazioni studiate, ci sono abitazioni in aree a rischio idrogeologico, nel 39% di industrie e nel 30% di interi quartieri.
In precedenza una dichiarazione di Riccardo Mastrangeli, Consigliere Comunale di Frosinone del Popolo della Libertà riportava come: “Il territorio di Frosinone, in particolare la zona collinare, è notoriamente caratterizzata da un dissesto idro-geologico elevato. Nello scorso inverno, come accade da anni in vari punti della città, frane, smottamenti e disagi alla popolazione hanno destato notevole preoccupazione. Passato il problema e trascorso qualche giorno dall’evento non ci si ricorda più di eseguire opere di bonifica e di prevenzione su un territorio che, davanti a fenomeni atmosferici leggermente più consistenti del normale, va in estrema sofferenza. In tutti questi mesi che ci hanno preceduto, nella stagione di primavera ed estate non si è registrato infatti alcun intervento atto a risanare sia il versante che a rinforzare pendii o strade a rischio. Ora che l’autunno è entrato nel vivo e l’inverno è oramai prossimo, le piogge tornano a far temere il peggio. Ed ancora una volta l’Amministrazione guidata dal Sindaco Michele Marini sarà responsabile di quanto si doveva e poteva fare e non si è provveduto a realizzare. La natura morfologica del terreno su cui sorge il nostro Capoluogo è particolarmente delicata e di questo ne sono consapevoli tutti, non bisogna certo essere geologi esperti. Eppure su questo tema si continua a non far prevenzione, ma solo a contenere l’emergenza quando si è già verificata. L’Amministrazione Marini, quindi, continua a dar dimostrazione di non essere in grado di gestire le emergenze e le problematiche della nostra Città. La mancata programmazione, associata ad una certa superficialità, non ha sinora consentito di produrre quegli interventi necessari atti a prevenire eventuali fenomeni di dissesto. Basta poi farsi un giro per Frosinone per capire come la città sia completamente abbandonata al suo destino. La collina dove è stato impiantato l’ascensore inclinato, necessita di manutenzione che non viene operata. Da Maniano alla Pescara, zone altamente residenziali, i terreni sono friabili, come eventi già accaduti in passato in via Colle Marte o più recentemente in via Prefelci hanno dimostrato. Ed anche zone più centrali come via Belvedere o via Ciamarra sono tra le cosiddette aree a rischio. Transitando per via Firenze, poi, si nota un bel masso appoggiato sul marciapiede e caduto dal terreno sovrastante che da giorni fa bella mostra di se. Il Comune ha transennato due metri di marciapiede ed il problema, irrisolto, è rimasto lì in attesa che il terreno o qualche altro sasso possa cadere sulle teste dei cittadini che vi transitano sotto. L’assenza di un’Amministrazione che non ha il controllo della situazione si evince anche in circostanze come questa. Non resta che sperare nella buona sorte ed augurarsi che le condizioni meteorologiche siano clementi”.
Nel luglio 2010 si ha notizia di come la Regione Lazio abbia sbloccato 20 milioni di euro per la messa in sicurezza e il consolidamento delle situazioni a più elevato rischio idrogeologico nella provincia di Frosinone. Il Presidente del Consiglio Regionale del Lazio, Mario Abbruzzese, ha diffuso una nota con cui esprime «piena soddisfazione per l’accordo di programma, deliberato nei giorni scorsi dalla Giunta Regionale e che sarà siglato nella giornata di domani tra Regione Lazio e Ministero dell’Ambiente, grazie al quale saranno a breve disponibili le risorse assegnate dal Cipe per gli interventi di risanamento ambientale. La Governatrice Renata Polverini e l’assessore regionale all’Ambiente, Marco Mattei, si sono spesi perché fossero sbloccati questi fondi che rappresentano una vera e propria boccata d’ossigeno per tutto il territorio regionale».
Gli interventi riguarderanno in particolare, per le annualità 2010-2013, il consolidamento della frana in località Colle (Arpino), per la stabilizzazione geomorfologica dei versanti lungo via Costarelle (Arce), per la messa in sicurezza dei valloni Camposanto, Figurteta, Querceto e Macchia de Felci (Casalattico), per il consolidamento della frana in località Spetina (Belmonte Castello), per la bonifica del sito in frana presso San Magno (Frosinone), per il consolidamento del dissesto gravitativo in località Peschio (Morolo) e di quello lungo la strada provinciale Trisulti (Collepardo), per la sistemazione idraulica del fiume Liri in località Le Compre (Sora), del Fosso del Diluvio (Fiuggi), del Fosso Calascione (Serrone), del Fosso Frattucce (Acuto) e del Fosso della Conca (Fiuggi), per il consolidamento del movimento franoso in via E. Canale Parola (Cervaro), per la stabilizzazione geomorfologica della parete nord-ovest di Monte Trocchio (Cervaro), per il consolidamento di versante in prossimità del lago Fibreno (Posta Fibreno).
Gli interventi per contrastare le esondazioni riguarderanno invece il Fosso La Ria, il Fosso Campovarigno, il Fosso Valleradice, il Fosso Canale, il Fosso Cipollone, il Fosso Fossatello, il Fosso Tremoletto, che fanno riferimento al Consorzio di Bonifica di Conca di Sora. Altri sono previsti per il Rio Martinello, il Rio Torto e Rio Ripa, il Rio Ravicelle e Casarelle, il Rio Secco, il Fosso San Rocco e Canale San Rocco, del Consorzio di Bonifica Valle del Liri. Ad usufruire dei fondi anche il Fosso della Maddalena, il torrente Rio, il Fosso Fresine, il Fosso Valle dell’Oste, del Consorzio di Bonifica Sud di Anagni.
Abbruzzese conclude: «Avevamo il dovere di intervenire rapidamente per dare risposte concrete al territorio e grazie alla sinergia delle Istituzioni coinvolte, tutto questo è stato possibile. Ora mi auguro che a tale programmazione degli interventi corrisponda un altrettanta solerzia da parte delle autorità locali e dei soggetti attuatori affinché predispongano nell’immediato la realizzazione vera e propria dei lavori necessari. La salvaguardia del territorio nel quale viviamo è elemento imprescindibile dell’agenda dell’attuale amministrazione: rimuovere e modernizzare infrastrutture e opere significa spesso tutelare la vita umana e rendere più recettive alle esigenze dei cittadini e delle imprese tante aree della nostra regione, troppo spesso lasciate nel degrado e abbandonate a se stesse».
Per quanto riguarda l’inquinamento si ricorderà la vicenda legata alla contaminazione da betaesaclorocicloesano delle acque del fiume Sacco, una sostanza molto nociva un tempo contenuta nei pesticidi. L’avvelenamento delle acque ha portato alla contaminazione dei foraggi, quindi degli animali da allevamento e dei prodotti alimentari quali il latte, infine dei cittadini molti dei quali accertata la contaminazione si sono costituiti parte civile. Bene, il 21 luglio 2010 si è celebrata l’udienza preliminare del processo per i veleni nel fiume Sacco iniziato il 30 giugno.
Il giudice di Velletri ha dovuto pronunciarsi sulla costituzione di parte civile avanzata da associazioni, cittadini e istituzioni: Retuvasa, Legambiente, Wwf, e Codici, insieme alla provincia di Roma e alle persone contaminate dal beta-hch: oltre al comune di Anagni, infatti l’emergenza riguarda anche Paliano, Sgurgola , Ferentino, Morolo, e Supino, in provincia di Frosinone, Gavignano e Segni in provincia di Roma
Quattro sono gli imputati (Giuseppe Zulli, direttore della centrale del latte della Capitale; Carlo Gentile, direttore dello stabilimento Caffaro- ex Snia Bdp- di Colleferro; Giovanni Paravani e Renzo Crosariol, legale rappresentante e responsabile tecnico del consorzio Csc di Colleferro, titolare dello scarico finale del collettore delle acqua bianche ), il veterinario della Asl Rm/B, già indagato, nel frattempo è deceduto. Le accuse sono: disastro ambientale; contaminazione dei siti destinati a insediamenti abitativi, agricoli e allevamento; avvelenamento del atte; scarico di acque reflue industriali in assenza di autorizzazioni con conseguente assenza dei sistemi di sicurezza, controllo e trattamento depurativo.
