Direttiva NEC: via libera a Bruxelles, ma si tratta di un accordo al ribasso. Resta fuori il metano e si potranno sforare più volte i limiti di emissioni inquinanti.
In tempi di Brexit si discute molto sul futuro dell’Europa. Messa frettolosamente alla gogna in quanto «lontana dai cittadini», oggi è di gran moda fare grandi calderoni sull’Unione europea e liquidare tutto con qualche parola d’ordine tipo “burocrazia”, oppure “tecnocrazia”.
Quel che spesso si dimentica di dire è che le decisioni europee sono frutto di estenuanti contrattazioni tra istituzioni europee e quei governi nazionali che, certamente, non sono poi così estranei agli interessi delle lobby.
Dopo lo scandalo diesegate, la Ue si era impegnata a rimodulare le politiche sulle emissioni inquinanti, introducendo standard più stringenti. È molto interessante, in questi tempi di nuove fascinazioni nazionalistiche, sapere che se i cittadini europei avranno una qualità dell’aria più bassa è proprio grazie ai governi nazionali.
È notizia di oggi che a Bruxelles è stata finalmente varata la nuova Direttiva NEC (National Emission Ceiling [3], “tetto alle emissioni nazionali”). La Direttiva è finalizzata a regolare la qualità dell’aria attraverso il contrasto all’inquinamento atmosferico e la definizione di un limite massimo consentito per ciascun tipo di inquinante.
Il nuovo provvedimento fissa dei limiti più stretti di quelli attuali per i paesi membri tra il 2020 e il 2029, e dal 2030 in avanti, ma ha ampiamente deluso le aspettative.
Niente metano. Per i governo nazionali non inquina (evidentemente)
Nella prima bozza elaborata da Commissione e Parlamento europeo, gli inquinanti presi in esame erano 6: biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili non metanici (COVNM), metano (CH4) ammoniaca (NH3), e polveri sottili (PM 2.5). Ma alla fine, grazie alle pressioni dei governi nazionali, il metano è stato sbianchettato dal testo finale.
Si inquinerà meno: ma dal 2030 in poi. Le lobby nazionali ringraziano.
Nello specifico, i governi nazionali hanno anche ottenuto che i limiti alle emissioni nazionali tra 2020 e 2029 di ogni inquinante siano identici a quelli su cui i paesi si sono già impegnati con la revisione del Protocollo di Göteborg [4] del 1999. La normativa diventerà effettivamente più stringente soltanto dopo il 2030, attraverso il cosiddetto “secondo step” che dovrebbe consentire di ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute del 50%.
Scappatoie ed egoismi nazionali hanno azzoppato la Direttiva NEC
Aria meno inquinata solo nel 2030, quindi, ma anche in questo caso il condizionale è d’obbligo, dal momento che i vari governi hanno anche ottenuto un metodo di conteggio che permetterà abbondanti sforamenti dei limiti: gli stati potranno basarsi non sul dato annuale degli inquinanti, ma sulla media degli ultimi 3 anni. Inoltre, se un dato settore produttivo inquinasse molto più di quanto era stato preventivato, lo stato non ne avrà la responsabilità. È esattamente quello che è successo negli ultimi mesi con lo scandalo emissioni: lo scandalo dieselgate vi dice niente?
Gravissime le responsabilità italiane
Neanche a farlo apposta, nella lista dei paesi pro-smog c’è anche l’Italia, il paese che – da solo – detiene più della metà delle 30 città più inquinate della Ue. Regno Unito, Francia, Italia, Polonia, Romania e Bulgaria hanno preferito permettere all’industria e all’agricoltura di continuare a inquinare invece di concentrarsi su misure utili per salvare la vita dei cittadini.
Fabrizio Cianci
[5]Segretario EcoRadicali – Associazione Radicale Ecologista
Membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani
L'articolo Direttiva NEC. I governi nazionali hanno difeso gli inquinatori [6] sembra essere il primo su EcoRadicali [7].
Fonte: http://ecoradicali.it/2016/07/%ef%bb%bfdirettiva-nec-governi-nazionali-hanno-difeso-gli-inquinatori/ [6]