
L'ex governatore lombardo, oggi senatore del Ncd, era già stato condannato per una vicenda analoga. Fra le altre cose aveva definito i Radicali "criminali e maestri di manipolazione". La reazione: "Sentenza assurda"
Per la vicenda delle firme false per le elezioni regionali lombarde del 2010, che è già costata una condanna a 2 anni e 9 mesi di reclusione all'ex presidente della Provincia di Milano Guido Podestà, è arrivata oggi un'altra sentenza a carico dell'ex governatore lombardo Roberto Formigoni, ora senatore del Ncd. Il tribunale milanese, infatti, lo ha riconosciuto colpevole di diffamazione nei confronti dei Radicali e lo ha condannato a risarcire alcuni esponenti del partito con 45mila euro, dopo che nel 2012 era già stato condannato a versare 110mila euro per altre presunte affermazioni diffamatorie.
Furono proprio i Radicali, infatti, con un esposto, a far scattare l'inchiesta penale sulle circa 900 firme ritenute false e poste a sostegno del listino di Roberto Formigoni e della lista del Pdl per le Regionali di quasi cinque anni fa. Procedimento che si è chiuso in primo grado, lo scorso 28 novembre, con la condanna di Podestà, all'epoca coordinatore lombardo del Pdl, e di altri quattro ex consiglieri provinciali, che autenticarono le firme.
Nel frattempo, però, Formigoni con alcune dichiarazioni ai media aveva attaccato i Radicali, che avevano dato battaglia anche in sede civile e in sede amministrativa. In particolare, l'allora governatore, nel corso di due conferenze stampa, il 4 e il 5 marzo 2010, aveva accusato il partito di Marco Pannella di aver "ordito un complotto" contro di lui, incolpando i Radicali di aver manipolato le firme della sua lista per "escludere il centrodestra" dalle elezioni. E l'11 ottobre del 2012 per il Celeste è arrivata una condanna per diffamazione al pagamento di una multa e al risarcimento di oltre 100mila euro, di cui 50mila a Pannella in qualità di rappresentante del partito. La difesa del senatore, però, ha fatto ricorso e deve essere fissato l'inizio dell'appello.
Il secondo processo riguardava, invece, altre presunte affermazioni diffamatorie dell'ex governatore rilasciate il 12 luglio 2012, lo stesso giorno in cui nel primo processo il pm aveva chiesto la condanna. In queste dichiarazioni ai media, come spiegato dal legale di parte civile, l'avvocato Giuseppe Rossodivita, Formigoni aveva definito i Radicali "criminali e maestri di manipolazione". Il giudice Elisabetta Canevini lo ha condannato a un mese con la sospensione condizionale subordinata alle provvisionali di risarcimento che dovrà versare: 10mila euro a Marco Cappato, 10mila euro a Lorenzo Lipparini e 25mila euro alla 'Lista Marco Pannella'.
"Abbiamo ottenuto la conferma di un importante riconoscimento - ha spiegato Cappato - sul piano politico, non possiamo che confermare la valutazione sull'illegalità delle istituzioni italiane e le conseguenze devastanti dei tempi della nostra 'Giustizia': è infatti probabile che i procedimenti andranno in prescrizione e soprattutto il giudizio amministrativo è ancora pendente a 5 anni dalla nostra prima denuncia".
L'ex governatore ha affidato a una nota la sua reazione: "Un'assurda sentenza mi ha condannato per diffamazione sulla base di dichiarazioni che non ho mai fatto - sostiene Formigoni - e che documentalmente risulta io non abbia mai fatto, tant'è che il pm aveva proposto un'ammenda di pochi euro. È evidente che troverò sicuramente un altro giudice a Milano, qualunque altro giudice, che in un prossimo futuro mi assolverà".
