
La Corte di Appello di Trieste ha ritenuto, su indicazione del Presidente Mario Trampus, di non autorizzare l’intervento in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario del rappresentante di Radicali italiani e del Partito Radicale, Michele Migliori, con la motivazione che tale prerogativa è riservata “soltanto a quanti rivestono un incarico parlamentare o in Consiglio regionale.”
Tale decisione è tanto più grave alla luce dell’impegno dei radicali sul tema del rispetto del diritto e della giustizia fuori e dentro le carceri, obbiettivo principale del Partito Radicale e di Marco Pannella. Da parte della Corte di Appello di Trieste c’è stato un incomprensibile rifiuto al dialogo e al confronto.
Il nostro voleva essere un richiamo, proprio in vista dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, a sottolineare in una sede istituzionale l’importanza dell’unico messaggio formale, inviato alle Camere ai sensi dell’art. 87 della Costituzione, dal Presidente della Repubblica uscente nel corso dei suoi nove anni di Presidenza, che era volto a richiamare gli improcrastinabili obblighi di riforma strutturale della Giustizia, a partire da un provvedimento di amnistia e indulto.
Il comportamento scandaloso dei partiti nello snobbare il messaggio di Napolitano, che siamo convinti abbia suscitato non poca amarezza nell’animo del Presidente, è servito e serve al regime partitocratico per nascondere l’assenza di riforme organiche e strutturali del sistema, a partire da quelle ordinamentali che ha reso -da anni- cronici i mali di una giustizia divenuta strutturalmente inefficiente soprattutto per la sua irragionevole durata.
Leggendo oggi il testo del comunicato della Corte di appello di Trieste sintetizzato da «Trend positivo, definizioni più rapide», con una serie di dati volti a supportare l’azione di questo governo e parlamento, ci permettiamo di ricordare al Presidente Mario Trampus che l’Italia è ancora sub judice, le Istituzioni Europee sino ad ora hanno fatto fiducia all’Italia, riservandosi di verificare in un prossimo futuro l’effettività dei rimedi adottati in seguito alla sentenza Torreggiani: il 2015 sarà l’anno in cui la Corte EDU, così come il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, non potranno che prendere atto della assoluta ineffettività ed inadeguatezza di questi rimedi e nuove pesanti ombre si profilano all’orizzonte, sul versante della verifica del rispetto dei diritti umani fondamentali da parte dell’Italia.
E’ per questo che gli obiettivi indicati al Parlamento dal Capo dello Stato nel 2013, da raggiungere attraverso il percorso pure indicato dal Presidente, nel messaggio rimasto totalmente inascoltato anche nel corso dell’appena trascorso 2014, rappresentano e continuano a rappresentare i nostri obiettivi che hanno quale fondamentale pilastro quello del rientro nella legalità costituzionale e sovranazionale del sistema giustizia del nostro Paese.