La lezione di Emma come quella di Franco

Proprio adesso. Proprio adesso che cominciava la corsa al Quirinale. Una corsa a cui era iscritta, per così dire, “d’ufficio”. Proprio adesso. Eppure Emma Bonino ha dichiarato senza falsi pudori di avere un tumore al polmone. Ha detto che dovrà curarsi e che per questo dovrà ridurre le proprie attività. Ma ha anche aggiunto che non cesserà la sua azione politica, perché dalla passione politica non ci si dimette, ma, soprattutto, perché lei “non è” la sua malattia.

Affermazione decisiva. Non scontata. Non banale. Lei non è la sua malattia e chi frequenta questo blog sa bene di non essere la propria difficoltà. L’esempio vivente l’abbiamo avuto insieme a noi per tanto tempo, chi come amico, chi come collega, chi come lettore. Mi riferisco ovviamente a Franco Bomprezzi, che ha saputo con-vivere con le proprie difficoltà, che non sono diventate però mai limitazioni, se non nel senso più materiale del termine. Franco non è stato frustrato nella sua espressione vitale, nella sua volontà, nel suo desiderio, in tutto ciò che fa di un uomo un uomo. Uomo nel senso etimologico del termine, da humus: terra. Terra da cui veniamo e a cui inevitabilmente siamo destinati. E’ questo che ci rende umani, e che da’ valore a ogni attimo che viviamo. Ma con un significato ben diverso dell’attimo fuggente da cogliere.

Vite come quelle di Franco, affermazioni come quelle di Emma Bonino segnano proprio la differenza fra essere uomini fino in fondo oppure essere consumatori di attimi. E’ uomo chi si esprime, anche magari nel silenzio, nella discrezione, senza “farsi sentire”. Vivere, per chi sa di non essere la propria malattia, il proprio “handicap”, è già “trasgredire” il proprio limite, valicarlo nell’azione di esistere. A nessuna patologia va riconosciuto il diritto di attentare a questa essenza, ciò per cui siamo ciò che siamo, e per cui vale la pena esserlo. Non c’è malattia, non c’è dis-abilità che tenga.
Emma Bonino ce l’ha ricordato: lei non è il suo tumore, lei non è la sua limitazione, anche se la deve accettare. Non si tratta banalmente di “non dargliela vinta”: prima o poi qualcosa sconfiggerà il nostro corpo. Si tratta di non accettare “scambi di identità”. Niente equivoci. Emma Bonino rimane Emma Bonino, Franco Bomprezzi è sempre stato Franco Bomprezzi, con tutto ciò, compresa la malattia, che lo faceva essere Franco Bomprezzi, ma mai qualche sola parte di se’, a minore ragione la malattia. Non solo dalla passione politica, soprattutto dall’essere umani non ci si dimette.