
Imbrogliare le carte è per lui una tentazione irresistibile. Così Travaglio ieri mi attribuisce una frase da lui costruita assemblando alcune parole in mezzo all’articolo dell’altro ieri con la fine dell’articolo del giorno ancora prima. Un collage, a cui può più comodamente controbattere. Ma non fa nulla. La sua grande scoperta è che Conso sta fuori dal processo sulla “trattativa” sulla base di un articolo del codice e dunque sono io ignorante e sarebbe bastato chiederglielo e Travaglio me lo avrebbe spiegato. Ma io non pensavo che la motivazione che esclude Conso dal processo fosse formulata con le parole “perché a noi piace così”. Certo che tutto si fonda sul codice, ci mancherebbe. E si fonda sul codice la presenza nel processo di Mancino, che pure era imputato dello stesso reato di Conso. Sta di fatto che la formulazione delle imputazioni e l’applicazione dei codici hanno portato a questo risultato. Potevano esserci altre strade? Probabilmente sì, ma non sono un giurista. Ma non c’è nessun mistero. C’è un dato di fatto. Conso è fuori. Cosa ne ricavi l’accusa l’ha spiegato benissimo, con una lettera pubblicata ieri, un lettore di questo giornale, Serafino Penazzi: “Portare in giudizio una delle personalità più specchiate d’Italia” avrebbe fatto sprofondare “nel consensuale ridicolo tutto l’impianto processuale”. La spiegazione è sufficiente, anche se qua si è cercato di proporre uno scenario, sul senso di quelle revoche, che certo non aiuta l’accusa. Né Travaglio.

Fonte: http://www.radicalifriulani.it/content/bordin-line-del-15-novembre-2014 [5]