In queste ultime settimane lo stato dell’Oklahoma è al centro di un dibattito internazionale sulla pena di morte e la sua crudeltà, denunciata dalle organizzazioni per i diritti umani e civili.
Nello Stato degli Usa, il 29 Aprile, un detenuto è spirato dopo quasi un’ora di agonia, sul lettino di esecuzione, effettuata con un cocktail sperimentale di farmaci mai utilizzati prima.
«Dopo l’iniezione di un sedativo – dichiara Sergio D’Elia, ex deputato nonché segretario di Nessuno Tocchi Caino, secondo il sito dell’associazione – Clayton Lockett era stato dichiarato privo di sensi da un medico del penitenziario. Pochi minuti dopo però, il detenuto ha iniziato a respirare affannosamente, a contorcersi, a stringere i denti e a sforzarsi di alzare la testa. Il direttore del carcere ha fermato l’esecuzione, ma dopo 43 minuti dall’inizio della procedura Lockett era morto».
Continua D’Elia: «Lockett è l’ultima vittima del ‘segreto di stato’ che avvolge la pratica della pena di morte anche negli Stati Uniti, dove le amministrazioni penitenziarie si rivolgono oramai a laboratori artigianali, le ‘Compounding Pharmacies’ per procurarsi i farmaci letali, a seguito di una campagna internazionale che ha portato al blocco delle esportazioni dall’Europa in Usa non solo del Penthotal ma anche di altri farmaci usati per le esecuzioni».
La sospensione e la revisione di tali accordi sono una conseguenza di una campagna condotta nel 2010 da Nessuno Tocchi Caino e da Reprieve.
In Oklahoma, tuttavia, come accade in altre giurisdizioni, il passaggio a nuovi farmaci mortali è stato accompagnato da leggi che consentono allo Stato di non rispondere a giornalisti, avvocati e associazioni per i diritti umani che chiedono informazioni sui nomi dei fornitori e i prodotti utilizzati per i farmaci letali.
Un ricorso contro la segretezza della pena di morte è stato intentato nello stato del Missouri dal Guardian, da Associated Press e dai tre principali quotidiani dello stato americano – riporta AgenziaRadicale.com.
Dopo il caso Lockett, la Corte di Appello penale dello Stato dell’Oklahoma ha ordinato lasospensione delle esecuzioni per sei mesi, a beneficio anche del detenuto Charles Warner, che doveva subire la stessa condanna il 29 Aprile, due ore dopo Lockett.
Il 13 Novembre è la nuova data fissata per la sua esecuzione e fino ad allora nessun’altra condanna potrà essere svolta ed eseguita in Oklahoma, dove è in corso un’inchiesta per accertare le colpe e le responsabilità della morte sofferta di Lockett. La Corte di Appello ha obbligato lo Stato dell’Oklahoma a informarla su ogni sviluppo dell’inchiesta e su ogni modifica del protocollo di esecuzione.
Il Presidente Obama ha dichiarato tale esecuzione «profondamente inquietante», ordinando la revisione completa di tutte le procedure di esecuzione sul territorio Usa.
Il governatore dello stato dell’Oklahoma, Mary Fallinha, ha reso noto attraverso un comunicato stampa di difendere l’esecuzione legale, ammettendo comunque che «il processo di morte per iniezione letale ci aveva messo troppo tempo».
Il direttore della prigione, Robert Patton, ha invece richiesto la sospensione di tutte le esecuzioni per un tempo indeterminato spingendo a un’accurata revisione e controllo del protocollo, che oggi consente di testare e iniettare prodotti mai testati prima, secondo quanto denunciano le organizzazioni per i diritti umani.
Domenico Letizia, storico e saggista, scrive sul tema dei diritti umani. È attivista per i diritti civili del casertano. L’articolo è pubblicato per la Rivista Epoch Times Italia al seguente link (http://www.epochtimes.it/news/caso-lockett-accende-dibattito-sulla-pena-... [3]) e ripresa dalla rivista albanese Revista Telematike “Perqasje” al seguente link (http://www.perqasje.com/blog/item/7996 [4]) [5]
!doctype>Fonte: http://www.radicalicaserta.com/caso-lockett-accende-dibattito-sulla-pena-di-morte-negli-usa/ [6]