di Francesco Lo Piccolo (*)
Abbiamo di nuovo vinto, o meglio ha vinto il diritto. Per la seconda volta (dopo la sentenza favorevole del giudice di pace di Bari) anche a Chieti è stata data ragione alla legge e al diritto contro la posizione della questura di Chieti che aveva marchiato a vita un giovane tunisino come “pericoloso socialmente”, gli aveva negato il permesso di soggiorno e al termine di una pena di 6 anni di carcere lo aveva preso e fatto rinchiudere nel Cie di Bari per rimpatriarlo in Tunisia. Un provvedimento in palese violazione della “Direttiva sui rimpatri” 115/2208 che tra l’altro non ha tenuto in alcun conto gli sforzi di chi per tanti anni aveva lavorato per la piena attuazione dell’articolo 27 della Costituzione.
(alcuni stralci della sentenza: “ ..…. viste le motivazioni addotte dal ricorrente T.S. che eccepisce la nullità del decreto per violazione articolo 13 decreto legge 268/98 e successive modifiche in quanto sostiene che i reati ostativi al rilascio del permesso [di soggiorno] erano stati commessi in passato e, successivamente, grazie a un programma di recupero è diventato una persona responsabile, affidabile, inserito sotto il profilo sociale, lavorativo e affettivo; a prova di ciò il difensore ha prodotto numerosi documenti da cui si evince la veridicità di quanto sostenuto (da operatori del carcere, da volontari, dai colleghi e datore di lavoro) e che il ricorrente non vive di attività illecite (attualmente lavora come manovale) e non può oggettivamente essere vanificato il percorso rieducativo e socializzante svolto dalle Istituzioni, ritenuto infine che il ricorrente può essere ammesso al gratuito patrocinio a spese dello Stato ricorrendo nel caso specifico i requisiti previsti dalla legge … il giudice di pace accoglie il ricorso per la revoca del decreto di espulsione del Prefetto di Chieti e l’atto di intimazione del Questore”).
Fonte: http://www.radicali.abruzzo.it/joomla/abruzzo/caso-sgaieri-giustizia-e-fatta.html [3]