C’è chi parla di 10 milioni di euro, altre fonti riferiscono 12 milioni di euro. Ma, molto più realisticamente, si tratta di 14 milioni.. di euro.
Sono i soldi pubblici buttati, letteralmente a mare, solo due anni fa per i lavori di ripascimento e opere di consolidamento degli arenili lungo il litorale di Ostia. A due anni di distanza, siamo tornati in quei luoghi e vi proponiamo lo spettacolo disarmante che ci si è presentato di fronte agli occhi.
Non solo la spiaggia è stata di nuovo erosa in modo significativo ma, addirittura, le tre scogliere che avrebbero dovuto contenere mareggiate ed erosione sono state danneggiate dal mare.
È così che la linea di battigia torna paurosamente ai livelli del lungomare e ci si arrangia come al solito: all’italiana. Se le scogliere crollano e le mareggiate tornano a “rubare” preziosa spiaggia per i turisti, niente paura: nelle ultime settimane stanno spuntando nuove "scogliere", realizzate in modo abusivo, con sacchi sintetici riempiti di sabbia.
Il tutto sotto le finestre degli uffici della Direzione Ambiente e Territorio del X Municipio. Possibile che nessuno si sia accorto di nulla?
Dopo anni di cementificazione selvaggia e di porti turistici spuntati ovunque, anche dove non potevano né dovevano essere costruiti, i nostri fiumi non riescono più ad alimentare gli arenili. I fiumi, cementificati e irreggimentati, non depositano più i sedimenti lungo la costa ma direttamente degli alti fondali. Le spiagge vengono erose e i porti turistici si riempiono invece di sabbia. Puntualmente, alla vigilia di ogni stagione balneare sono necessari costosi interventi di dragaggio di porti insabbiati e di ripascimento di spiagge deturpate della mareggiate invernali. Ma non pagano i palazzinari e i loro amici “politici”: pagano i contribuenti.
Ma, in tempi di crisi e spending review, non è più possibile buttare a mare altri milioni di euro e quindi si moltiplicano in tutta Italia sistemazioni di fortuna. Ad esempio, i litorali laziali e toscani sono pieni di queste “bianche scogliere” che, con il tempo, si deteriorano riversando plastica in mare. Sono molti i pescatori, tra Ostia e Fiumicino, che riferiscono come queste fibre artificiali finiscano negli stomaci dei pesci, peraltro sempre più rari a causa del crescente inquinamento.
Fonte: http://www.radicaliecologisti.it/le-bianche-scogliere-di-ostia/ [3]