Le lotte non si processano:solidarietà con il coordinamento dei precari BROS
Apprendiamo sconcertati la notizia relativa a 25 misure cautelari (arresti domiciliari, obbligo di firma e di non allontanarsi dalla dimora abituale, addirittura la scorta della polizia alla dialisi a cui si sottopone un’anziana leader del Movimento disoccupati di Acerra!) eseguiti dalla Digos di Napoli per conto della Procura della Repubblica di Napoli. Il teorema del Giudice è davvero preoccupante per il diritto al dissenso. Infatti accusa il coordinameto Bros di aver ottenuto e richiesto tra il 2010 ed 2014 per una ristretta cerchia di persone – coloro che si sono mobilitati – trattamenti privilegiati tramite la richiesta di sussidi, avvio al lavoro e corsi professionali retribuiti, influenzando, con mobilitazioni di piazza ed occupazioni di edifici pubblici e di culto, le scelte della pubblica amministrazione in una direzione assistenzialistica. Ad essere messa sotto accusa è la lotta per il salario sociale, la richiesta di finalizzazione al lavoro e per piani di inclusione sociale che hanno visto la mobilitazione di centinaia di persone in una vertenza che in questi anni ha coinvolto il Comune di Napoli, la Regione Campania ed i Ministeri competenti. Il coordinamento dei precari Bros ha promosso una campagna con il movimento dei Migranti e dei Rifugiati di Caserta organizzando incontri istituzionali e le mobilitazioni “Niente per me, Tutto noi” con le quali i disoccupati hanno chiesto con e per i migranti il diritto ad avere il permesso di soggiorno ed un piano di inclusione sociale per l’area di Castel Volturno. Gli esponenti del movimento dei migranti e dei rifugiati, il centro sociale ex canapificio, l’aerea immigrazione della Caritas diocesana di Caserta, chiedono al Giudice di essere ascoltati per testimoniare l’altruismo e la solidarietà con i quali i disoccupati hanno affiancato e condiviso la necessità di avere un permesso di soggiorno per i lavorati immigrati e rivendicato la necessità di una forma di salario sociale per quanti vivono in difficoltà italiani e migranti. Non ci pare che questa sia una lotta “per una cerchia ristretta di persone” come afferma il teorema del GIP, ma ci sembra un assurdo processo ad una lotta sociale. Qualsiasi vertenza porta all’attenzione delle istituzioni locali e nazionali i bisogni specifici ( casa, lavoro, permesso di soggiorno etc. )di cittadini che scelgono con dignità la strada della denuncia e della mobilitazione alla luce del sole abbandonando la strada del clientelismo per ottenere favori nelle stanze segrete di partiti, politici ed istituzioni. A questo punto qualsiasi vertenza è una forma di estorsione perché chi si mobilita vuole delle risposte concrete su specifici bisogni dalle istituzioni?
Le lotte non si processano e siamo al fianco dei nostri fratelli e sorelle che in questi anni non hanno mai abbandonato la mobilitazione e la partecipazione per ottenere il diritto al lavoro!
Fonte Comunicato stampa: Centro Sociale Autogestito “Ex canapificio”- Movimento dei Migranti e dei Rifugiati di Caserta – Associazione dei Senegalesi di Caserta – Area Immigrazione Caritas di Caserta.
!doctype>Fonte: http://www.radicalicaserta.com/?p=594 [3]