Ben ritrovati amici dell’informatico alle prese con i guai degli Open Data. Come promesso nel primo post [3], è arrivato il momento di fare qualche nome, ma non prima di aver esaminato con più precisione i dettami normativi che regolano la liberazione dei dati riferiti alle spese superiori ai mille euro effettuate dalle Pubbliche amministrazioni. Lo so, detto così spaventa, ma niente paura: sono solo alcune semplici indicazioni contenute nell’ultimo “decreto Trasparenza” (testo che, per fortuna, proprio Agorà Digitale ha contribuito a scrivere [4]).
Quali dati? - Il decreto stabilisce che i file con i quali le amministrazioni adempiono alla norma devono almeno contenere le seguenti informazioni:
- il nome dell’impresa o dell’ente e i rispettivi dati fiscali o il nome di altro soggetto beneficiario;
- l’importo del vantaggio economico corrisposto;
- la norma o il titolo a base dell’attribuzione;
- l’ufficio e il funzionario o dirigente responsabile del relativo procedimento amministrativo;
- la modalità seguita per l’individuazione del beneficiario;
- il link al progetto selezionato e al curriculum del soggetto incaricato.
Viene inoltre specificato che il formato deve essere tabellare e aperto, per consentire così l’esportazione, il trattamento e il riutilizzo dei dati. I file devono infine essere organizzati annualmente in unico elenco.
Le domande - Il programmatore non si fa molte domande: il file è esportabile? E’ in formato tabellare? Ma l’analista che deve dire al programmatore cosa e come deve importare, e che soprattutto ha la responsabilità dell’integrità del dato importato e nello stesso tempo il dovere di organizzarlo (anche temporalmente, non c’è una data) in modo tale da ottimizzare la visualizzazione degli indicatori, non ha una vita facile.
Ahi, se solo si fosse stati più disciplinati al dettato legislativo!
L’analista, che ha anche l’incarico di sapere che tipologia e quale “comportamento” contraddistinguano i dati che “maneggia”, entra in difficoltà solo ad individuare il contesto.
Il file, ad esempio, a quale step di lavorazione del processo di concessione del finanziamento si pone? Siamo in una fase di valorizzazione della spesa o nella fase di fatturazione? L’importo è il valore di una spesa preventivata o di una pagata? Possono avvenire cancellazioni in data successiva ad una voce di spesa in precedenza presente sul file? E se si cosa avviene sul file?
Insomma l’analista si trova costretto ad effettuare delle scelte personali in sede di lettura del file e in questo la legislazione non gli corre certo in aiuto.
Gli enti – E veniamo ai nomi. Fra i pochissimi enti che hanno pubblicato dataset ci sono le Regioni Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Umbria e Abruzzo. Con loro, il Comune di Venezia. Peccato però che i file sono fra loro tutti diversi. In essi recuperare un univoco campo discriminante per una analisi generalizzata (ad esempio una macro categoria responsabile dell’erogazione della spesa, che so, turismo o ambiente) è per me impossibile. E per loro, a mio modo di vedere, “imbarazzante”.
Insomma, lodevole aver liberato dati rispetto a chi non ha fatto neanche quello, ma la qualità degli stessi li rende molto poco fruibili e, in sede di riuso, suscettibili di errori.
Spiace segnalare poi che le richieste di chiarimento, avanzate in maniera circostanziata e dettagliata, spesso cadono nel vuoto. Caso limite è purtroppo il Piemonte; circa due mesi fa abbiamo segnalato alla Regione che sul file è presente un errore tecnico che comporta una problematica nella lettura e nel riutilizzo del file, ma non abbiamo ricevuto risposte e l’errore resta.
“Furbo”, invece, il Comune di Venezia [5]. Qui i dati sono consultabili ma, sorpresa, non è possibile il download. E questo in barba al previsto “riuso” dei dati.
Dulcis, ma neanche tanto, in fundo, la Regione Lazio [6], sul cui sito è prevista la sezione “Amministrazione aperta”, che è in pratica una versione di “Amministrazione trasparente” precedente, in quanto prevista dal decreto Sviluppo del 2012 [7] (se vi state chiedendo “ma che hanno cambiato una legge due volte in meno di un anno?” la risposta è “si, l’hanno fatto”). Peccato che la lista dei dataset è lunghissima e l’idea di un file unico e tabellare si trova agli antipodi.
Next stop – Va da sé che si è già quasi esaurita la possibilità di lavorare su questi dati. I prossimi passi non possono che essere figli del dna di Agorà Digitale. Detto in altre parole, prepararsi ad un po’ di sana pressione lobbistica sul sistema.
Giuseppe Marini [3]
Foto: Marshallmn.com
Fonte: http://www.agoradigitale.org/open-data-ecco-i-nomi/ [8]