
STRALCIO RESOCONTO ODIERNO CAMERA DEI DEPUTATI RELATIVO ALLE DICHIARAZIONI IN RICORDO DI SERGIO STANZANI
La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15,05.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI
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In ricordo dell'onorevole Sergio Stanzani Ghedini (ore 15,08).
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DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, grazie, grazie davvero, anche per l'iniziativa che lei ha assunto di questo ricordo e per le parole così belle che ha voluto spendere. È per me un onore partecipare al ricordo –spero di farlo in modo minimamente adeguato – della figura di Sergio Stanzani, ed è un onore non solo per alcuni anni di comune militanza radicale – egli un monumento, uno dei fondatori di quel partito, io un ragazzino –, ma per ragioni più profonde che credo possano importare non solo in quest'Aula a chi – penso ad altri colleghi – ha condiviso quell'esperienza umana e politica nel Partito Radicale, in momenti diversi, ma credo possa riguardare davvero tutti.
In questi anni – lo dico a chi non ha conosciuto Stanzani, lo dico, in particolare, ai colleghi più giovani di me – in cui, a torto o a ragione, si parla di antipolitica e, diciamolo, il ceto politico non ha spesso molti e solidi argomenti per chiedere ai cittadini rispetto e fiducia, invece la biografia di Sergio Stanzani ha il valore di una grande testimonianza della possibile nobiltà della politica; voglio ripeterlo ancora, della possibile nobiltà della politica.
La sua è una storia italiana, da conoscere e da far conoscere, che per i più giovani avrebbe il valore di un romanzo di formazione. Sia consentito, spiace constatare che, perfino nell'ottobre scorso, in occasione della sua scomparsa, il sistema dei media italiani, scritti e audiovisivi, quasi senza eccezioni, sia stato così avaro nel far conoscere la sua vicenda. Si dirà: è la solita polemica sull'informazione di uno dei figli della scuola radicale. No, mi permetto di dire a quei media: cosa vi siete persi, voi, media italiani, a non far conoscere la vita e la storia di Stanzani, che lei, Presidente, ha ricordato.
Cito disordinatamente la sua esperienza giovanile nella Resistenza; Resistenza, va ricordato, che non fu solo Resistenza comunista e cattolica, ma fu anche una Resistenza con una componente laica, liberale, radicale e azionista. Poi, la sua esperienza universitaria, che lei citava, Presidente, di grande animatore dell'Unione Goliardica Italiana, scuola e palestra di vita e di politica liberale, libertaria, innovativa, anticipatrice.
Poi, la sua vicenda professionale di dirigente di Finmeccanica, della grande impresa pubblica, così come poteva concepire tutto ciò un radicale e un liberale onesto e capace. Ancora, la sua militanza nella sinistra liberale e, da quella costola, l'azione per la rifondazione del Partito Radicale, insieme a Marco Pannella e ai suoi compagni di strada di una vita.
Nel 1967, il lavoro sullo statuto che lei citava, Presidente, che è un lavoro di straordinaria attualità anche per l'oggi. Lo dico ai colleghi che si avvicinano oggi alla politica: un partito che nel 1967 diceva «congresso annuale e per obiettivi e per campagne», che diceva «centralità degli iscritti, congressi senza deleghe e senza delegati, assenza di probiviri e di espulsioni, di provvedimenti disciplinari», un partito che puntava e, per tanta parte, è riuscito a prefigurare in se stesso gli obiettivi liberali e libertari che indicava al Paese.
Questo è il senso di tutta la sua vita politica: la militanza in un partito che, nelle sue diverse incarnazioni, ha cercato, con non pochi successi, un percorso fuori dalle due grandi chiese, la chiesa democristiana e la chiesa comunista, lo dico tra virgolette, essendo, di volta in volta, compagni di strada, in genere scomodi, della sinistra o del centrodestra – è stato ricordato che Sergio Stanzani, nel 1994, fu vicepresidente del gruppo senatoriale di Forza Italia – e tentando sempre di proporre sfide liberali agli uni e agli altri, dalle riforme istituzionali alla giustizia, dall'economia ai diritti civili, alla grande politica internazionale.
Si dice oggi locale e globale. Sergio Stanzani fu locale e globale: papà di una delle prime gloriose televisioni libere degli anni Settanta e Ottanta, Teleroma 56, ma anche globale, con il suo impegno come leader di «Non c’è pace senza giustizia», l'organizzazione che si è battuta per la Corte internazionale contro il genocidio e i crimini contro l'umanità, e poi come segretario e presidente del Partito Radicale Transnazionale in anni in cui la transnazionalità delle grandi questioni sembrava un concetto strano, stravagante, ed era solo invece un'anticipazione di quello che oggi tutti sappiamo.
E ancora – e concludo – il suo rapporto indicibile con Marco Pannella, impossibile da descrivere, l'amicizia di una vita, il rapporto fra due vecchi ragazzi, due tremendi ragazzi che però hanno scritto pagine, io credo, delle quali siamo tutti debitori.
Ho speso qualche parola per rendere alcune pillole politiche di Sergio Stanzani, membro di questa Camera, membro del Senato della Repubblica anche, ma mi permetto di utilizzare l'ultimo minuto per fare quello che mi piacerebbe di più, e cioè restituire qualche pillola dello Stanzani persona, della sua vita, perché la vita è sempre più grande della politica.
La sua lezione è letteralmente commovente, il suo impegno, lungo decenni, fino a novant'anni, fino all'ultimo istante della sua vita, per imparare ancora, per fare ancora, la sua capacità di appassionarsi e di discutere da pari a pari anche con l'ultimo collega o con l'ultimo compagno di strada arrivato. E come si appassionava e come si arrabbiava! Fatevelo raccontare da chi per qualche anno è stato non solo oggetto, ma forse anche causa, di tante arrabbiature.
Da dove si trova, mi permetto di rivolgergli un pensiero affettuoso e sorridente. Per quelli come lui, come me, come tanti di noi che, non aveva lui, e non abbiamo noi, certezza di fede sull'aldilà e viviamo il dubbio agnostico, lo stupore rispettoso, il confronto costante con il mistero nel quale siamo tutti immersi, una sola cosa è certa: il dovere e il piacere di ricordare le persone care che ci hanno preceduto, di conservarne la memoria, il sorriso, l'intelligenza, le cose che abbiamo da loro imparato, facendone tesoro e facendo il possibile perché altri ancora possano scoprirle, conoscerle, meditarle. È così che contribuisco al ricordo di un grande italiano, Sergio Stanzani (Applausi).