Addio a Stanzani. Il radicale «goliardico»

«Goliardia è cultura e intelligenza, amore per la libertà, coscienza della propria responsabilità… è culto dello spirito, che genera un particolare modo di intendere la vita alla luce di una assoluta libertà di critica, senza pregiudizio alcuno». Chi ha avuto la fortuna e il privilegio di conoscere e frequentare Sergio Stanzani può raccontare tanti bei momenti carichi di significato, ma forse il modo più giusto e bello di «salutarlo» è ricordare il suo passato di «principe della Goliardia», quella splendida scuola di cultura politica che fu l’Ugi, fondata da Marco Pannella, Lino Iannuzzi, Franco Roccella e da lui, «Sergino» Stanzani. Ancora: quando il Partito Radicale di Pannunzio ed Ernesto Rossi si scioglie, un pugno di «giovani» non si arrende: con Pannella e pochi altri (Bandinelli, i fratelli Rendi, Spadaccia…), c’è anche lui, «Sergino». A loro dobbiamo il divorzio e molte delle conquiste in materia di diritti civili degli anni ‘70. E più di recente, con Pannella, l’intuizione del Partito Radicale Transnazionale Transpartito Nonviolento; con Emma Bonino il tribunale penale internazionale, e l’associazione «Non c’è pace senza giustizia», di cui è stato a lungo presidente e animatore; le campagne contro la pena di morte con «Nessuno tocchi Caino», contro le mutilazioni genitali femminili… A «Sergino» e a un pugno di altri come lui, dobbiamo uno dei più bei testi politici che siano stati scritti, lo Statuto radicale: «obbligo» di congresso a data fissa; possibilità per chiunque di potersi iscrivere; nessuna possibilità di espulsione; possibilità (auspicata) di iscritti con doppia tessera. Senatore e deputato per più legislature, ha onorato le istituzioni in modo impeccabile: sono, diceva, il «tempio della libertà e della democrazia», anche se a volte con amarezza aggiungeva: «purtroppo non sempre». Nel Pantheon degli uomini giusti uno dei posti d’onore è per lui, il nostro amico e compagno «Sergino» Stanzani.