
Passati invece i quesiti su responsabilità civile e separazione delle carriere dei magistrati, abolizione dell’ergastolo e abuso della custodia cautelare.
Dei 12 quesiti proposti nel referendum promosso dal partito dei Radicali italiani solo una minoranza hanno ottenuto il quorum necessario, e cioè quelli relativi a responsabilità civile e separazione delle carriere dei magistrati, abolizione dell’ergastolo e abuso della custodia cautelare. Non sono passati invece molti altri, tra cui i due quesiti che chiedevano una riforma della legge sull’immigrazione, ossia l’abolizione del reato di clandestinità e dell’interdipendenza tra lavoro e permesso di soggiorno, per cui se non si ha il primo non si può ottenere il secondo. Non passano nemmeno i quesiti relativi al finanziamento pubblico ai partiti, all’otto per mille, al divorzio breve e alla depenalizzazione delle droghe leggere perché, spiega Mario Staderini, segretario dei Radicali italiani “siamo stati battuti da uno Stato fuori legge che ha impedito a milioni di italiani di firmare e perché la sinistra, come la destra, non li hanno voluti in quanto scomodi alla partitocrazia”.
Molto dura, dunque, la reazione del partito radicale, che annuncia l’intenzione, per bocca dello stesso Straderini, di inoltrare una “denuncia nei confronti dello Stato italiano di fronte al Comitato dei diritti umani dell’Onu per violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici, in modo che almeno per il futuro sia garantito il diritto degli italiani a promuovere un referendum”. Uno dei problemi principali, denunciano infatti i radicali, è stata, oltre alla instabile situazione politica nazionale, la difficoltà riscontrata nei primi due mesi della campagna a informare i cittadini della raccolta in corso, che quindi ha minato il raggiungimento della soglia minima richiesta di 500.000 firme.
Comunque, le firme raccolte, seppure insufficienti, saranno depositate in Cassazione proprio a sostegno dell’annunciato ricorso al Comitato diritti umani dell’Onu.
