di Leandro Del Gaudio pubblicato il 18/7/2013 su IL MATTINO.IT [3]
Ha ripercorso la strada compiuta da cinquecento cittadini al giorno, quelli che si mettono in fila all’alba per un colloquio con un parente detenuto. Ha incontrato i vertici della struttura, gli operatori, gli esperti di formazione, ma ha anche ascoltato storie di vita vissuta, realtà ordinaria per chi è lì in attesa di incontrare un padre, un fratello, un marito. Eccolo il primo giorno di Francesco Cascini, capo dell’ufficio ispettorato del Dap, giunto a Napoli per una visita nel carcere di Poggioreale. Napoletano, per anni pm in forza al pool criminalità economica e alla sezione anticamorra, Cascini è tornato in una realtà spesso al centro delle attenzioni della politica e dei media.
Un blitz annunciato quello di ieri mattina, chiesto dal ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, dopo il reportage del Mattino on line, dopo la ricostruzione della vita al di là delle mura blindate, oltre le sbarre, nel chiuso di una sala colloqui. Hanno impressionato le mani di bambini appoggiati alle grate che separano la folla di parenti di detenuti al resto della strada di via Nuova Poggioreale, al resto del mondo civile.
Un sopralluogo del capo dell’ufficio ispettorato, che sembra confermare lo sforzo di via Arenula per migliorare le condizioni di vita (e di lavoro) all’interno della casa circondariale. A partire dai più piccoli, secondo quanto sostenuto ieri mattina dal ministro guardasigilli in un’intervista su questo giornale (leggi [4]), ripensando sempre e comunque alle immagini di bambini di pochi anni costretti a subire lunghe attese prima di accedere nel penitenziario.
È stato il ministro a lanciare un’idea, un’ipotesi di semplificazione: come il sistema diviso per lettere – ha spiegato il ministro – un modo per disciplinare l’accesso, a partire dalle iniziali del cognome. Una strategia che potrebbe sfoltire la fila, in attesa di interventi strutturali, come la realizzazione di quattro nuovi locali per i colloqui. Sono pronti, dovranno essere consegnati a breve, potrebbero rendere più rapido l’ingresso, più confortevoli le visite all’interno della struttura circondariale. Possibile inoltre che, alla luce del report firmato dal capo degli ispettori, ci sia anche un potenziamento delle risorse umane: più addetti ai lavori, più personale a disposizione.
Ma non ci sono solo le sale colloqui nell’agenda di via Arenula. Il carcere di Poggioreale rappresenta un caso anche alla luce di quanto avviene all’interno delle celle. Fino a quattordici persone nel chiuso di uno stanzone, è la storia dei diritti negati, della massima compressione della propria libertà di movimento. Poi, attenzione sui servizi igienici, sulla opportunità di assicurare a tutti una doccia nella cella, ma anche una separazione netta tra bagni e cucine.
Sono state le telecamere del Mattino.it a raccontare la capacità di sopportazione di centinaia di detenuti, a cominciare dalla sistemazione notturna: fino a tre brandine messe «a castello», con l’ultimo letto staccato dal soffitto solo per una distanza di pochi centimetri.
Uno scenario noto, che rischia di diventare insostenibile proprio alla luce dell’emergenza sovraffollamento. Davanti alla telecamera, detenuti in attesa di un processo e di una eventuale condanna snocciolano gli articoli della Costituzione, ricordano le regole che impongono il rispetto della dignità delle persone (anche se sottoposte a custodia cautelare), ma anche il principio della riabilitazione della pena. Temi questi ultimi toccati nel corso della mission napoletana di Francesco Cascini. Un argomento sul quale è intervenuto anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che ieri ha incontrato a Roma il ministro Cancellieri, soffermandosi proprio sull’emergenza vissuta da centinaia di cittadini al giorno (tra parenti di detenuti e ospiti del carcere) in un pezzo del centro napoletano: «Quanto una democrazia sia realmente compiuta lo si stabilisce anche in base al sistema penitenziario che riesce a realizzare – ha insistito il primo cittadino -, ricordando l’esigenza di interventi strutturali dentro e fuori le celle». Caso Poggioreale, passata l’ora dell’indignazione, si attendono i fatti.
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